Macro, destituita Flavia Barca, lo staff vuole trattare col sindaco

Roma

Il Macro issa le barricate. Non vuole saperne di essere ridotto a un mero spazio espositivo e di vedere svuotata la sua identità museale. L’ultima delibera della giunta capitolina, approvata la scorsa settimana, con cui il museo viene di fatto declassato e che pone in un magma giurisdizionale la sua pregiatissima collezione d’arte, ha messo in agitazione lo staff del Macro e i Macro Amici, l’associazione, presieduta da Beatrice Bulgari, che si occupa di promuovere il museo. Tanto che nella serata di ieri il direttivo di questa Onlus ha deciso di inviare una lettera aperta al sindaco di Roma Ignazio Marino. Le rivendicazioni vanno nella direzione di una rivisitazione del provvedimento approvato, ma ancora da ratificare, e di un potenziamento di questa fondamentale istituzione dell’arte contemporanea con maggiori investimenti. Ma, soprattutto, l’iniziativa, presa dall’associazione che più di tutti sostiene il museo da anni con un’intensa attività socio economica, indirizzata direttamente al sindaco fotografa la rottura definitiva di un rapporto che ha scricchiolato sin dall’inizio: quello tra il Macro e l’assessore di riferimento, Flavia Barca, delegata ai Beni e alle attività culturali. Non si sentono più rappresentati e, soprattutto, hanno avvertito una profonda mortificazione con le ultime decisioni in cui non sono stati nemmeno coinvolti. Sebbene da tempo abbiano anche lanciato una petizione per il rilancio del Macro a cui già 1531 persone, dal 23 ottobre ad oggi, hanno accordato la sottoscrizione (http://www.petizionepubblica.it/?pi=MACRO e http://www.petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=MACROEN). Per questo hanno invitato il primo cittadino a intervenire in questa complicata vicenda, spedendo alla sua attenzione il loro cahiers de doléances con le seguenti rimostranze:

1) La ri-definizione museale del Macro, nelle scorse settimane declassato a ufficio temporaneo di scopo.

2) Il ripristino dell’autonomia gestionale e culturale del museo attraverso la creazione di una fondazione o altra figura giuridica compatibile con la normative vigente (come richiesto non solo da Macro Amici da tutta la comunità artistica già dal 2003), strumento indispensabile per la correttezza gestionale nel rapporto pubblico privato.

3) La revisione della recente trasformazione del Macro in un contenitore di eventi, che ne snatura l’identità, raggiunta in molti anni con risultati eccellenti a livello nazionale e internazionale attraverso il lavoro di tre direzioni scientifiche: Danilo Eccher, Luca Massimo Barbero e Bartolomeo Pietromarchi.

4) Il recupero del rapporto con i partner storici e con i portatori d’interesse diffusi che alimentano il patrimonio culturale del museo, che rischia di essere compromesso dall’attuale prospettiva.

5) La nomina di un direttore esterno che riprenda il lavoro interrotto e al quale venga assicurata l’autonomia di programmazione scientifica già riconosciuta in passato ai tre precedenti direttori, e garantito un contratto pluriennale, che consenta di avviare una programmazione unitaria.

6) La certezza di un budget pluriennale che consenta al museo, in vista di una riduzione del finanziamento pubblico, di proseguire e ampliare importanti partnership con enti pubblici e privati, realtà locali, nazionali e internazionali allo scopo di assicurare quella stabilità necessaria per garantire credibilità, affidabilità e produttività del museo con importanti ricadute sul territorio.

Una lettera a cui, per il momento, non è ancora arrivata risposta. Una risposta che, però, aiuterebbe l’ambiente a leggere con più compresione e serenità il futuro immediato.

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