Il tesoro d’arte nazista, anche inediti di Chagall e Dix tra le opere. Ma crescono i dubbi sul da farsi

Augusta

Lo spettacolare ritrovamento a Monaco di capolavori di valore incalcolabile razziati durante il nazismo ha assunto un interesse che varca i confini della Germania e fende parecchi ambiti: artistico, storico, giuridico e morale. Il capo della procura inquirente di Augusta, Reinhard Nemetz, ha parlato di una dimensione pazzesca della scoperta. Fra le circa 1.500 tele, litografie, disegni, grafiche, acquarelli della collezione segreta scoperta nell’appartamento a Monaco del collezionista Cornelius Gurlitt (79 anni), ci sono capolavori dell’arte del ‘900 ma anche di periodi più antichi, incluso Duerer. L’opera più antica è del XVI secolo. Alcune hanno un valore unico per gli esperti perché sconosciute e non catalogate, fra cui uno Chagall e un Dix. Anche un Canaletto, una incisione di Padova di provenienza ignota, figura nel tesoro. E ancora Renoir, Matisse, Picasso, Toulouse-Lautrec, Courbet, Marc, Nolde, Macke, Kokoschka, Schmidt-Rottluff, Kirchner, Beckmann, Liebermann. Per tutte andrà chiarito ora, oltre ad autenticità, provenienza e proprietà, se si tratta di arte rubata dai nazisti qualificata come degenerata. Altro nodo da chiarire è a chi appartengono: in parte potrebbero essere proprietà dello stesso Gurlitt. Molte si presume appartenessero a ebrei e siano state acquisite più o meno illecitamente. Si prevede una valanga di richieste di restituzione. Alla scoperta si è arrivati per caso: su un treno da Zurigo a Monaco, i doganieri si insospettiscono di Gurlitt, gli trovano addosso 9.000 euro e pensano a una frode fiscale. Cominciano le indagini fino a che, con un mandato di perquisizione, si arriva alla scoperta sensazionale, senza precedenti nella storia dell’arte. Come precisato oggi dagli inquirenti in una conferenza stampa ad Augusta, la perquisizione è avvenuta nella primavera 2012 (non 2011). I capolavori, nel disordine generale dell’appartamento, erano ben conservati in scaffali e cassetti, un po’ sporchi ma non rovinati. Molte opere provengono probabilmente dalla collezione del padre, Hildebrand Gurlitt, mercante d’arte noto e attivo nel Terzo Reich. Perché tanta segretezza da parte degli inquirenti? «Il contrario sarebbe controproducente» dice il procuratore Nemetz: le «indagini sarebbero compromesse e le opere a rischio». La dimensione pazzesca del caso ha costretto a rafforzare la sicurezza: i quadri non si trovano più nel deposito della dogana a Garchning, ma sono stati trasferiti in luogo segreto: la segretezza è la migliore sicurezza», ha spiegato Siegfried Kloeble della dogana di Monaco. Per la stessa ragione, contro il desiderio di molti degli eredi dei probabili proprietario, le autorità non metteranno in rete il catalogo del tesoro. Gli interessati possono rivolgersi alla procura. Delle circa 1.500 opere rinvenute, 1.285 erano senza cornice e 121 con. Meike Hoffmann, dell’Ufficio arte degenerata della Freie Universitaet di Berlino, ha cominciato un anno e mezzo fa il lavoro di identificazione delle opere, ma è ancora all’inizio. Non si sa quanto tempo ci vorrà: «molte non potranno probabilmente neanche essere identificare con certezza». Vederle e realizzare che ancora esistono è stata una gioia, ha raccontato. Molti ancora i punti da chiarire: il misterioso Gurlitt, descritto come un misantropo di cui nessuno ha visto e sentito nulla, non si sa dove sia finito. Si sa solo che è indagato per sospetti reati fiscali, che ha un passaporto austriaco e che oltre alla casa a Monaco è proprietario di una villetta a Salisburgo. Gli inquirenti comunque dubitano che possa avere nascosto da qualche parte un altro tesoro come sospettato all’inizio. Ma la domanda più urgente è cosa si farà alla fine delle opere: saranno restituite, finiranno nei musei o, addirittura, potranno restare in mano a Gurlitt se sarà in grado di dimostrare di esserne il legittimo proprietario?

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