Inside #TalentPrize2013

Dove eravate rimasti? Alla notizia di Danilo Correale vincitore del Talent Prize 2013 con l’opera The future in their hands, the visible hand. Adesso arriva il bello. Il 16 novembre (fino al 30) alla Casa dell’Architettura presentiamo la mostra dedicata ai dieci finalisti del concorso, ai menzionati, premi speciali e atelier Wicar (per info sulla mostra clicca qui); insomma, un’occasione per scoprire uno spaccato della giovane creatività contemporanea. Per questo vi proponiamo, giorno per giorno, un’anticipazione delle opere esposte, con alcune notizie sugli artisti e i lavori che hanno sedotto la giuria e il nostro pubblico. Una guida pratica per prepararvi a ciò che vi aspetta alla serata dell’inaugurazione.

Signori e signore, Maziar Mokhtari Mobarakeh

Scheda biografica a cura di Vasco Forconi e Margherita Maccaferri

Maziar Mokhtari Mobarakeh nasce a Isfahan (Iran), il 18 marzo 1980. Al momento vive e lavora tra l’Italia e l’Iran. Si è diplomato all’accademia di Belle arti di Roma. Ha esposto nel 2010 Palimpsest all’Azad art gallery di Teheran, alla Stux gallery di New York nel 2012 e a Bologna alla Galleria Oltredimore nel 2013.Maziar L’artista racconta attraverso le sue immagini di quel ”muro”, quella chiusura forzata che ancora oggi, e forse più di ieri, è tanto forte nel suo paese d’origine, l’Iran. Attraverso il video e la fotografia, questo giovane artista si è inserito sulla scena internazionale portando con sé tratti tipici della sua tradizione: è proprio in quel giallo dai riflessi dorati, simbolo di forti contraddizioni, che il lavoro di Mohktari prende vita. Nel 2012, infatti, nel corso di un viaggio nella sua città natale di Isfahan, l’artista prende coscienza del fatto che la maggior parte dei muri degli edifici sono coperti da questo stesso colore.

Sono pochi i giovani autori che, come l’iraniano Maziar Mokhtari  Mobarakeh, nella loro poetica hanno sedimentato il valore della memoria. Memoria intesa come valore fondante dell’esistenza, base culturale e umana attraverso la quale intraprendere qualsiasi viaggio. È l’intuizione che cogliamo in Palimpsest (dal greco antico “raschiato di nuovo”), un progetto che Mokhtari ha cominciato nel 2010, composto da una serie di foto e videoinstallazioni ispirate ai muri ridipinti negli spazi urbani della sua città natale Esfahan, in Iran. In quest’ultimo lavoro Mokhtari ha ripreso i muri gialli, come il deserto che caratterizza il suo paesaggio natale, rielaborandoli e creando dei set scenografici con oggetti e luoghi uniformati nelle stesse tonalità di colore. Vere finzioni, si potrebbero definire queste fotografie. Non tanto per il processo di manipolazione dell’immagine, ma per il contenuto stesso che veicola: anche i veri muri di Esfahan sono manipolati, sono palimpsest, nell’antica etimologia del termine sono pagine (in questo caso superfici) manoscritte, cancellate e scritte nuovamente.[…].

Leggi l’articolo e gli approfondimenti sul prossimo numero di Inside Art, in edicola dal 16 novembre

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