Il Fontana sbagliato

Qualche anno fa fu ritrovato, per caso, un fregio di ceramica smaltata e invetriata negli spazi della fondazione culturale San Fedele di Milano. L’opera fu immediatamente attribuita a Lucio Fontana. Tuttavia restava un mistero: perché il fregio era stato dimenticato? La mostra, a cura del sottoscritto e di Paolo Bolpagni ripercorre la vicenda, permettendo al pubblico di ammirare il Fontana finora nascosto. La chiesa dei padri gesuiti di San Fedele a Milano, progettata da Pellegrino Tibaldi nel 1569, costituisce uno tra gli esempi più efficaci di architettura religiosa della riforma cattolica, concepita ad aula unica, sul modello della chiesa madre della Compagnia di Gesù, Il Gesù di Roma. La seconda cappella a destra, dedicata oggi al Sacro cuore, è conosciuta sia per il bellissimo altare progettato dallo stesso architetto, che presenta un caso inconsueto di colonne dislocate, per cui l’architrave è sorretta da due angeli, sia per la pala in ceramica del Sacro cuore realizzata da Fontana tra il 1955 e il 1956, su commissione del padre Arcangelo Favaro che fonda nel 1951, nel contesto di una ricostruzione spirituale e culturale della città di Milano dopo le tragiche distruzioni della seconda guerra mondiale, il centro culturale San Fedele.

Il tema del Sacro cuore è molto caro alla spiritualità della Compagnia di Gesù. La sua diffusione è dovuta in modo particolare al gesuita francese Claude la Colombière, padre spirituale della mistica francese Margherita Alacoque, che ebbe diverse visioni del Sacro cuore di Gesù. Fontana, nella pala composta di ventotto formelle, si ispira all’iconografia tradizionale del Sacro cuore. Nell’opera di Fontana, la santa appare inginocchiata nella parte sinistra della composizione, con le braccia aperte, in segno di accoglienza e di stupore. Nella parte in alto, a destra, campeggia la chiesa di San Fedele. Nella parte superiore della cappella, all’interno della lunetta, Fontana realizza due piccoli angeli che sostengono l’ostensorio contenente l’ostia consacrata per l’adorazione solenne. A questa parte della cappella si riferisce il mistero del fregio “sbagliato”. Alcuni anni fa, infatti, all’interno della sistemazione degli spazi del San Fedele, fu ritrovato un fregio, il cui autore fu immediatamente identificato nell’autore italoargentino. Oltretutto, la firma all’estremità sinistra dell’opera – Lucio Fontana – era inconfondibile. Tuttavia, è subito sorta la domanda di che cosa si trattasse. Numerose erano state le ipotesi formulate. In un primo tempo si era pensato al fregio di un camino, poi alla decorazione per uno spazio esterno.

Tuttavia, nessuna soluzione appariva convincente, fino a quando il padre gesuita Alessio Saccardo, ora vescovo di Bahia, in Brasile, e negli anni settanta direttore della galleria San Fedele, in una visita alla comunità di San Fedele riconobbe immediatamente il fregio visto tanti anni prima, quando faceva parte della comunità di San Fedele di Milano. Secondo la sua testimonianza – disse che negli anni Settanta il ricordo di quest’opera era ancora molto vivo – questo fregio era stato pensato Fontana per la lunetta della cappella. Tuttavia, l’artista si sarebbe sbagliato di dimensioni. E il fregio fu evidentemente in seguito dimenticato. L’affermazione di padre Saccardo appare una soluzione convincente a questo mistero. Il colore della ceramica smaltata è inoltre identico a quello degli angeli posti nella lunetta della cappella. Si tratta dello stesso tipo di ceramica, smaltata con un colore bianco/rosa, con venature molto tenui e delicate. Come mai tuttavia Fontana si sbagliò di dimensioni? Fu realmente un errore di calcolo? In un fotomontaggio, posizionando il fregio sopra agli angeli, si vede immediatamente come le proporzioni siano errate. Il fregio è, infatti, troppo grande e sconfina nelle modanature della lunetta. Forse non sapremo mai quale errore fu commesso. Di fatto, questa scoperta completa un’opera splendida al corpus dell’artista. È la magnifica testimonianza di un intervento che ancora oggi potrà essere visibile, grazie alla sua futura sistemazione nella cripta del San Fedele.