Laloba, il duo

Laloba è un gruppo artistico che nasce nel 2001 dalla collaborazione fra la scultrice Anna Crescenzi, la scultrice e architetto Renata Petti e l’architetto, designer e fotografa Tina De Filippo, ma dal 2009 la collaborazione si è ridotta alle prime due creative. Ognuna delle artiste ha un percorso personale che poi confluisce nella collaborazione comune. Laloba crea laboratori in cui far appassionare le persone alla sensibilizzazione per la riqualificazione del territorio ponendo il luogo al centro dell’interesse sia da un punto di vista fisico che culturale.

Un’altra parte della loro ricerca artistica è l’espressione attraverso installazioni ambientali, performance, scenografie, videoinstallazioni e video d’arte, presentati sia in Italia che all’estero. Nella loro ricerca centrale è lo sguardo alla natura e, come dichiara Anna Crescenzi, hanno un percorso coerente: «Ogni lavoro nasce da un progetto specifico ma questo si inserisce sempre nel nostro progetto generale sull’abitare innescando un processo continuo di cambiamento e di conoscenza». La natura e l’uomo sono correlati ma la nostra società porta alla deumanizzazione nel contesto naturale e a una appropriazione indebita di ciò che ci sta intorno, di ciò da cui deriviamo, perciò commenta Renata Petti: «dalla natura partono i messaggi che l’uomo tenta di decifrare, in cui sono implicite le leggi che la scienza cerca di scoprire. Ma c’è anche il dolore della natura che si esprime nelle mutazioni genetiche dei fiori, della frutta, deforme e malata per colpa delle discariche abusive di rifiuti tossici e per colpa dell’inquinamento atmosferico». Qui presentiamo il video Nel profondo annegar io semino che ha vinto il contest ART I CARE. Nel video, la semina di una cava diventa una sfida al processo naturale. All’inizio si vedono cava e cielo perché i «due elementi non si possono separare», poi lo schermo viene diviso in quattro parti in maniera da rendere contemporanee le azioni: la narrazione accoglie spunti poetici perché, come dice la Crescenzi: «Nella relazione uomo-luogo, l’uomo si sente spaesato e non si sente più a casa propria, sta da una parte mentre il luogo sta dall’altra, ma insieme vivono il disagio e l’angoscia di un mondo che non può più offrire nulla».

La natura che rinasce attraverso la semina ci ha preceduto, è contemporanea e sopravvive ai cicli della vita dell’umanità, come scrive Petti: “L’uomo è legato da un rapporto di confidenza con il territorio. Noi abitiamo un luogo ma non abbiamo più la coscienza che detiene le condizioni della nostra felicità, del nostro abitare la terra e il mondo”. Compare una donna nell’opera, le due artiste ne danno due visioni, la Crescenzi dichiara: «La donna è l’accogliente in sé, la precondizione di ogni possibile raccoglimento», mentre la Petti dice: «Donna = interiorità e accoglienza, dolcezza, amicizia, ospitalità.» In Nel profondo annegar io semino si vedono rami secchi, che rappresentano la morte, teschi di maiale che richiamano fossili e restituiscono indietro la memoria che nasce dalla terra, e bolle di plastica trasparenti che accolgono la vita come un utero accoglie la vita. I rami secchi e i fossili sono una costante nel lavoro di Laloba, infatti compaiono anche in altre opere come Rami di ossa e Rami fossili. Alla fine del video rimane solo una pianta gialla che: «è la nascita nonostante le condizioni sfavorevoli», dalle parole di Crescenzi. Il sottofondo sonoro è composto da un ansimare della donna a cui poi si sostituiscono note musicali, perché: «L’ansimare della donna è il disagio e l’angoscia, le note musicali, il cielo» conclude Petti.

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ART I CARE è un progetto di crowdfunding: una richiesta di aiuto collettivo tramite la rete.
Per saperne di qui visita il sito www.articare.com