Riflettori accesi su Valentina

Descriverla è impossibile. Pur essendo bidimensionale, per lo più in bianco e nero, fatta solo di carta ed inchiostro, Valentina resta una delle icone femminili più sensuali ed erotiche della storia del fumetto italiano e internazionale. Sofisticata ed elegante, misteriosa e indipendente, questo eccezionale personaggio ancora riesce a far sussultare le membra dei suoi ammiratori. Creata dalla mente geniale e dalla mano abile di Guido Crepax, scomparso nel 2003, Valentina non è solo la protagonista di mirabolanti ed eccitanti avventure, ma è soprattutto una donna con mille sfaccettature, ricca di contraddizioni e piena di carattere. Una bambola sexy per gli uomini, oltre ad un modello di emancipazione da imitare per le donne.

Valentina ha una sua identità e una sua storia. E Crepax, tra i vari dettagli che infarciscono l’esistenza del suo personaggio, decise di fornirle una carta d’identità che ne potesse comprovare il naturale invecchiamento, rendendola così unica al mondo. La sceneggiatura, il taglio, le sequenze e le inquadrature intavolate dall’artista non possono non richiamare al cinema, che è il fulcro della mostra dedicata alla dama dal caschetto corvino alla Cart Gallery di Roma. Ciak Valentina, questo il suo titolo, ripercorre trent’anni di produzione, con rimandi più o meno evidenti al mondo del grande schermo: dalla Lanterna magica, primo vero spettacolo cinematografico e titolo di una storia del 1977, alla citazione di Louise Brooks, musa ispiratrice di Crepax, in Viva Trotsky, fino a Valentina movie e Valentina guarda, nata da un film di Roman Polanski.

Luca Reinero e Massimo Tavani, soci e curatori dell’esposizione, raccontano il mondo di Valentina e quello del fumetto erotico, oggi come agli albori della sua nascita.

Com’è stata concepita la mostra Ciak Valentina?

«La mostra è stata realizzata in collaborazione con l’Archivio Crepax per il decennale della morte del maestro, con un tema ben preciso: Valentina e il cinema, da cui il titolo Ciak Valentina, vuoi per un rapporto del personaggio con il mondo della settima arte, vuoi per l’impostazione grafica della tavola che presenta un taglio decisamente cinematografico».

Che importanza ha avuto il fumetto erotico nell’arte e nella società?

«Il fumetto, oggetto popolare per definizione – basti vedere l’importanza nella pop art che vi ha attinto a piene mani utilizzandone il linguaggio – non poteva non avere un’osmosi con la società che lo circondava negli anni Sessanta e Settanta, quando si è avuta una liberalizzazione dei costumi sessuali, unita ad un crescente femminismo. Ecco, quindi, apparire in edicola eroine sempre più scoperte e disinibite, con un atteggiamento riservato fino a poco tempo prima solo al mondo maschile. In Francia il prototipo fu Barbarella di Forest del ’62, in Italia Valentina di Crepax nel ’65. Si è quindi avuta una “adultizzazione” del fumetto con una tematica non adatta ad un pubblico infantile. Essendo il fumetto, come detto prima, un oggetto fruibile dalla massa, ecco che anche le tematiche più scabrose venivano diffuse tra la popolazione con un effetto quasi formativo».

La sensualità delle eroine del fumetto erotico ha subito un’evoluzione nel tempo?

«Se il fumetto rispecchia la realtà esterna, anche i personaggi femminili si sono evoluti, spingendo sempre più in avanti il comune senso del pudore, sia nel linguaggio che nelle situazioni. I fumetti erotici degli anni Sessanta e Settanta avevano una verve erotica più spiccata di oggi perché tutto doveva essere immaginato su suggerimento, più che esplicitamente mostrato. Con gli anni Ottanta e Novanta tutto questo viene superato e si scivola verso una pornografia disegnata che ha di fatto decretato la fine del fumetto erotico popolare. Un disegno chiaramente pornografico, non supportato da una sceneggiatura. Un disegno d’autore a quel punto non poteva più competere con la videocassetta di uso domestico prima e con la diffusione della rete dopo. Eccezione fanno le opere realizzate dai grandi artisti internazionali, quali lo stesso Crepax, Serpieri, Pichard, che sebbene rappresentassero in questo periodo atti sessuali molto espliciti, lo hanno fatto con uno stile ed una sceneggiatura a supporto del tratto in grado di elevare il mero disegno pornografico ad una esplicita ed estrema rappresentazione erotica».

Cosa pensate dell’erotismo nell’arte? Valentina continuerà ad essere un’icona sensuale anche in futuro?

«L’erotismo nell’arte è sempre stato presente, dalla Venere di Milo alla Paolina Bonaparte di Canova, sino ad arrivare alle opere di Picasso e di Schiele e del secessionismo viennese. Valentina prosegue su questa scia e, sebbene unico esempio di fumetto italiano nel quale la protagonista invecchia insieme all’autore, dimostra con la sua evoluzione e la sua emancipazione di rimanere un’icona “cristallizzata” in grado di esercitare una fortissima attrazione erotica, non solo verso il sesso maschile, ma anche verso il sesso femminile, in quanto esempio di libertà. Con Valentina, quindi, ci si affranca dalle mode del momento e dai cambiamenti sociali, politici ed economici della società e si mantengono un’espressività ed una freschezza narrativa ancora oggi, dopo ben 48 anni, moderne ed innovative».

fino al 5 aprile

Cart Gallery, via del Gesù 61, Roma

Info: www.cart-gallery.com