Non dite che non è Pop, perché è meravigliosamente Pop. Stasera l’inaugurazione alla Gagosian gallery della prima personale romana di Richard Artschwager, classe 1923, dedicata alle sue nuove sculture “musicali”. Nessun suono in realtà dalla sala ovale di via Crispi, malgrado il colpo d’occhio tradisca e riconduca la memoria in uno di quei sontuosi saloni espositivi di pianoforti che un tempo gestivano Cherubini, Ciampi o Spevi. Uno scherzo, non vi è dubbio, il pubblico è accolto da un gigante punto esclamativo nero le cui setole “pascaleggiano” con ironia sul resto dell’esposizione.
Cinquant’anni di lavoro per l’eclettico Artschwager, chimico, biologo, matematico, osservatore attento, mai seguace diretto, delle tendenze della seconda metà del 900, per un periodo anche ebanista fino al disastroso incendio della sua bottega. Da quel momento in poi le sue sculture vengono rivestite da materiali industriali e di scarto; l’avvento dei materiali sintetici in particolare, le anima di colori brillanti, mentre la pittura e il disegno assumono parallelamente i tratti narrativi di una meta-realtà, fatta di oggetti concreti, tanto percettibili, quanto inutilizzabili. «L’arte che creo si colloca a un passo dalla normalità della vita quotidiana» dice l’artista, confermando, ancora una volta, l’importanza della funzione edonistica a dispetto dell’utilitaristica. Dalla sua prima mostra alla Art Directions gallery di New York nel 1959, seguono importanti esposizioni: Whitney museum of art, New York (1988), il centre Pompidou, Parigi, (1989), il deutsche Guggenheim, Berlino (2003), e molte altre note istituzioni.
La seconda retrospettiva sarà inaugurata al Whitney museum of american art il prossimo 25 ottobre. Protagonista indiscussa del processo creativo, la Formica, materiale che non canta ma incanta! Un rivestimento in grado di dare ai simil-piano di Artschwager plasticità, colore e luminosità; le opere affabulano e attraggono per l’ammiccante carica cartoon, che inevitabilmente li anima. Dissonanti scale in do maggiore vengono composte da giganti tasti bianchi, mentre i pedali bronzei scompaiono negli squadrati blocchi materici. Un’orchestra muta destinata a forti applausi, quella diretta dal maestro Richard Artschwager, fatta di intelligenti “sviolinate” a icone del passato, dolcemente melodico, l’assolo in onore di Kasimir Malevich. Per la mostra è stato realizzato il catalogo con saggi di Yve-Alain Bois e del rinomato pianista Emanuele Arciuli.
fino al 31 ottobre
Gagosian Gallery, via Francesco Crispi 39, Roma
info: www.gagosian.com