C’è ben poca felicità nei ritratti dei bambini dell’artista ucraina Natasha Shulte, immortalati nelle stanze fredde e asettiche di un orfanotrofio surreale, dalle cui finestre si intravedono i fusti degli alberi spogli di un bosco che non ha mai conosciuto la primavera. Un’infanzia grigia è per l’appunto la protagonista di Resignation, il progetto che Shulte ha presentato alla Biennale di Kiev di quest’anno e che ora espone alla By gallery di Milano, fino al 26 ottobre. La narrazione è incentrata su bambini, orfani nel senso di disillusi, ingannati dal mondo degli adulti che non si occupano più di loro, che hanno smesso di essere affidabili.
Ognuno è solo, nella stanza della propria cameretta, la pelle olivastra, l’abito rigorosamente bianco innocenza, un po’ straccione, e i piedi scalzi come i giovani eroi dei romanzi di Charles Dickens. Il sentimento di angoscia e rassegnazione (il titolo della mostra) trasfigura i luoghi reali della familiare abitazione casalinga in una dimensione alienata, in cui tutti i bambini si ritrovano a vivere lo stesso non luogo, un orfanotrofio metaforico in cui il minimalismo estetico denuncia l’ingerenza della mancanza, della condizione dell’abbandono o dell’abuso. Foto elaborate in forma finemente pittorica, la cui connotazione tenebrosa è da ricercarsi nella tradizione della pittura nord europea mentre la patinatura perlacea le accosta al dissacrante Erwin Olaf o ai ritratti di bambini di Loretta Lux.
Il suo messaggio, come recita il comunicato stampa, è fare «Social art» nel senso di partecipare alla società in cui viviamo, cercare di cambiarla con messaggi forti, trasmettere significati ed emozioni. Attraverso gli occhi di una bambina che fissa la camera fotografica, Natasha Shulte ci ricorda, per dirla con Vittorio De Sica, che i bambini ci guardano.
fino al 26 ottobre
By gallery?, via Garofalo 31?20133, Milano
info: www.bygallery.it