Koudelka con gli zingari

Zingari è il titolo della mostra personale del celebre fotografo ceco , fino al 16 settembre alla fondazione Forma per la fotografia di Milano. L’esposizione raccoglie 109 fotografie scattate nell’ex Cecoslovacchia (Boemia, Moravia e Slovacchia), in Romania, in Ungheria, in Francia e in Spagna tra il 1962 e il 1971, realizzate per lo storico volume mai edito Cikáni (zingari in ceco) che nel 2011 è stato finalmente pubblicato dalla casa editrice Contrasto. È raccontata la vita dei gitani con l’inseparabile violino e con una moneta incastrata in un occhio per comprarsi il passaggio nell’aldilà una volta morti, di quei “rubagalline” di cui si ammoniva l’arrivo in città, consigliando di chiudere le porte a chiave. Siamo in un altro tempo, eppure polemiche, stereotipi e paure sembrano essere rimasti gli stessi.

Gli scatti di Koudelka hanno la forza di lasciar sospeso ogni giudizio, di invitare lo spettatore, catturato dalla forza delle immagini, ad abbandonare il pregiudizio o, se informato sulla storia dei popoli nomadi, spesso perseguitati e sterminati, a sentire una sincera umana partecipazione. In certe fotografie si intravede l’occhio del giovane Koudelka, fotografo del dietro le quinte delle produzioni sceniche del teatro di Praga: volti di giovani gitani hanno il sapore di ritratti espressionisti; le pose e l’ambientazione compongono immagini dal carattere grafico. Gran parte del reportage si caratterizza per la presenza di paesaggi desolati e malinconici, dotati di un senso prospettico e musicale di incredibile profondità. Galeotta fu proprio la musica, che sancì l’incontro, durante un festival di musica popolare, tra un gruppo di zingari e il giovane Koudelka, allora apprendista di cornamusa e violino.

È dal contatto con le comunità nomadi della Romania che il fotografo si allontana dall’impostazione iniziale per raggiungere uno stile schietto, un linguaggio che potesse raccontare la vita degli zingari e il suo rapporto con le persone ritratte. La grana spesso pittorica delle immagini, il taglio compositivo dei negativi sviluppati velocemente, capaci di dare la sensazione di immediatezza, danno vita a scatti mai ripetitivi. Koudelka rappresenta la vita e la morte di una comunità, come nella fotografia della veglia funebre, in cui si incrociano le generazioni, in cui i bambini guardano verso l’obiettivo e il profilo di un neonato in controluce sovrasta l’immagine della donna che giace nel catafalco. Esposte per la prima volta nel foyer del teatro di Praga nel 1967, scelta coraggiosa perché il regime comunista impediva di parlare del tema degli zingari, la mostra presso lo spazio Forma di Milano è allestita per gruppi omogenei di temi, soggetti, ed emozioni.

fino al 16 settembre

Spazio Forma, piazza Tito Lucrezio Caro 1, Milano

info: www.formafoto.it

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