La banalità di un paesaggio

“Il grande vizio dei nostri giorni è ostentare un tentativo di fare qualcosa al di là della verità” scriveva nel 1821 John Constable e proprio in questo clima di studio dell’ordinarietà si inseriscono le opere di Lehel Kovács presentate per la prima volta in Italia alla Edward Cutler gallery di Milano. La personale riunisce una nuova serie di opere su tela completata nel corso degli ultimi due anni e sarà visitabile fino al 21 luglio. Lehel Kovács vero paesaggista contemporaneo, dedica di recente sempre maggiore attenzione a questo tema, vedute en plein air oltre a ritratti eseguiti dal vero, gli forniscono una partenza dal sapore classico pronta a reinterpretazioni e spogliazioni tutte contemporanee.

Caratterizzante è la scelta dei luoghi per i sui dipinti, nella gran parte dei casi collocati immediatamente fuori Budapest, nella campagna ungherese o in Transilvania, sua terra natia, che oggi costituisce la parte occidentale e centrale della Romania, essi costituiscono tuttavia vedute di scarsa rilevanza, poiché Lehel sceglie di rappresentare punti di vista che non cercano di celebrare un luogo specifico, dando maggior importanza alla comprensione delle micro relazioni e interventi casuali all’interno di quella veduta. Questi dipinti, inoltre dimostrano con quanta naturalità gli interventi umani nel vasto panorama scelto, quali strade o piste di aeroplani, diventino essi stessi parte di questo moderno paesaggio, percepiti ugualmente ad alberi, rocce e fiumi, tutti elementi oramai dati per scontato.

L’artista sceglie spesso di essere specifico nella temporizzazione della sua rappresentazione: la maggior parte delle sue opere giocano sui particolari fenomeni di colori e di forme evocate al crepuscolo. La bellezza dei paesaggi di Lehel sta forse proprio nell’onestà con cui egli presenta e rappresenta questi luoghi, che spesso mettono a fuoco semplici verità. Ordinario ma anche straordinario, tematiche che si intrecciano dunque nella naturalità di questi dipinti che molto spesso provano ad accennare anche alla dimensione del viaggio e del movimento: persone, automobili o aeroplani sono dipinti mentre si avvicinano o si allontanano dall’osservatore. Viaggiatori anonimi quelli nella serie Motorway in the evening dove Lehel cerca di evocare lo spirito dei road movies, semplicemente recitando la parte di un autostoppista o di uno spettatore qualunque, che medita sul suo cammino e gioca un ruolo sconosciuto nella storia in movimento.