Delicato senso di morte

L’acqua e la figura femminile, interni domestici e la figura femminile. La fantasia viaggia e si perde nell’immaginazione di luoghi, pose, emozioni, intuiti e posseduti, anelati e ricercati. Con questi presupposti la fotografa Maria Semmer presenta i suoi nuovi lavori nella mostra Crepuscolar allo studio Abate curata da Flavio Alivernini. Il sogno si fa strada e dona una luce interna, un appiglio che si perde nel subconscio creando un senso di inaspettato. La profondità, l’interiorità si incuneano nella realtà. La donna è protagonista: spesso l’artista ritrae se stessa, altre volte amiche, creando dei veri e propri tableau vivant. L’aspetto più spiccato della femminilità si rivela, l’atto della creazione la pone al centro dell’essere quasi a sottolineare un grado di unicità nella creatività.

Si ritrovano sentimenti passionali e introspezione, si acquisisce il senso dello svelamento intimo e goduto. La figura e le ombre adescano lo spettatore ignaro in uno scambio con il gusto del guardare. Vita e morte si intersecano in un tumulto emozionale, tanto che l’autrice del testo critico, Martina Sconci, fa un riferimento preciso: «Aleggia un delicato senso di morte, un aspetto macabro e alchemico che rimanda ad alcuni quadri dei preraffaeliti e in particolare all’Ofelia di J. E. Millais, annegata nel fiume e coperta da piante e fiori come il salice, l’ortica e le margherite, simboli dell’amore abbandonato.» Sconci intuisce un altro riferimento: «Le sue foto ricordano i primi scatti della grande fotografa americana Francesca Woodman, la cui nudità, come la Nuda Veritas di Gustav Klimt, esibita davanti all’obiettivo era un mezzo per segnalare quella sua impotenza davanti al mondo, davanti a una società che macina ogni cosa velocemente.»

Mentre così commenta Claudio Abate, che ospita l’artista: «In un’epoca dove l’iperproduzione delle immagini ci espone a un vero e proprio bombardamento iconografico bisogna sapersi orientare e la mia stella polare rimane sempre la stessa: il coinvolgimento emotivo. L’emozione di assistere a una visione che si manifesta eludendo il senso comune: ecco le foto di Maria Semmer.» L’artista vuole indagare il suo mondo, le implicazioni del sé, per questo è spesso lei al centro delle sue immagini. L’unicità del grado di interazione con i propri motivi e moti personali si accende. La luce è sempre quella naturale e si scorge una inclinazione alla resa pittorica. Le composizioni sono equilibrate e bilanciate secondo una propensione intuitiva e non calcolata. Semmer lascia in chi osserva una vena di malinconia e un ricordo di un vissuto introiettato e potente. La mostra è visitabile su appuntamento.