Milano, tris di mostre al Museo del Novecento

Il Museo del Novecento (www.museodelnovecento.org) si fa in tre per l’arte contemporanea. Il 29 marzo nei saloni della struttura milanese debutta, infatti, un tris di mostre di grande interesse per il pubblico degli appassionati, ma adatte anche a chi vuole avvicinarsi all’arte del Novecento. I neofiti troveranno in questo percorso offerto dal museo, gli strumenti utili per conoscerne il linguaggio, apprezzarne la varietà e avvicinarsi a questa ricerca artistica e ai suoi esiti. La prima mostra, che durerà fino al 9 settembre, porta il titolo "Tecnica mista – come è fatta l’arte del Novecento", è curata dalla direttrice del Museo, Marina Pugliese, e organizzata in collaborazione con Electa e Civita. La mostra propone di gettare lo sguardo dietro le quinte dell’arte del Novecento, per capire come e perché gli artisti hanno inventato nuove tecniche come il collage, l’assemblaggio e il fotomontaggio, o utilizzato nuove classi di materiali, o di dispositivi, come la plastica e il video. Sono esposte anche opere del patrimonio del Museo del Novecento poco note come Rossogiallonero (1968) di Carla Accardi, appena restaurate come Coma (2000) di Alexander Brodsky, nuove donazioni come la Scultura da prendere a calci (1960) di Gabriele De Vecchi e le opere di Andrea Mastrovito e Marta dell’Angelo. La seconda mostra, a cura di Flavio Fergonzi, è dedicata fino al 7 ottobre a Beppe Devalle (Torino, 1940) per mostrare al pubblico l’opera Salem (1965), recente dono dell’artista al museo, e con esso un nucleo di altri quindici collage realizzati nei primi anni Sessanta. In quegli anni Devalle usava ritagli di newsmagazine americani o vecchie riviste di moda, ricercando un’eleganza ormai sparita, attraverso il montaggio rigoroso di geometrie e colori. Il Museo completa il tris aprendo gli archivi del Novecento. A cura di Marco Rinaldi e fino al 17 giugno esponei libri di Gastone Novelli su Pittura. I libri di Gastone Novelli, presentati per la prima volta nella loro interezza, costituiscono una testimonianza, ricca e preziosa, dello stretto e complesso rapporto tra immagine e scrittura, che caratterizza la poetica dell’artista dalla fine degli anni Cinquanta in poi.

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