Dopo la musica e il cinema, anche l’arte inizia a fare i conti con il problema del diritto d’autore nell’era dello spazio digitale in cui tutto si condivide. Per la prima volta, un giudice statunitense ha ribaltato il principio del "fair use" nel copyright – l’uso leale grazie al quale, per esempio, Andy Warhol nel 1962 poté riprodurre la famosa lattina di zuppa Campbell senza pagare un soldo di diritti – e ha emesso una sentenza di condanna per un artista, giudicato colpevole di essersi indebitamente appropriato di un’immagine altrui. Stiamo parlando di Richard Prince, maestro dell’arte della "ri-fotografia" e dell’"appropriation art". La parte lesa è Patrick Cariou, fotografo francese che ha ritenuto un furto la rielaborazione sotto forma di collage e dipinti fatta dall’americano partendo da una sua fotografia della serie "Yes rasta", lavoro di ritratti a dei rastafarian. La disputa legale è cominciata nel 2010 e ha già ispirato riflessioni e commenti più che mai attuali e dovuti sull’evoluzione del concetto di "copyright", ma quella che ai più era parsa una provocazione utile al dibattito artistico si è tramutata ora in panico per artisti e galleristi, come dimostra l’appello fatto proprio dalla Andy Warhol Foundation perché i giudici ribaltino la sentenza dopo il ricorso di Prince. La maggior parte delle opere di Prince, apprezzate dal mercato con acquisti fino ai due milioni e mezzo di dollari, si basa proprio sulla rielaborazione di immagini altrui o di oggetti di uso comune. Uno dei suoi lavori più noti è la reinterpretazione delle immagini della campagna pubblicitaria Marlboro, che aveva come soggetto il cowboy e il sogno americano. Prince, e prima di lui Warhol, Sherrie Levine e Barbara Kruger, per non essere accusati di plagio o di furto di proprietà intellettuale hanno potuto contare su una clausola della legge americana sul diritto d’autore, secondo la quale le opere protette da copyright sono disponibili al pubblico come materiale grezzo, senza necessità di autorizzazione, a condizione che dalla loro rielaborazione scaturisca qualcosa utile al "progresso della scienza e delle arti".