Torna a Bologna dal 28 al 31 gennaio una delle più importanti fiere di arte moderna e contemporanea italiane, tra le prime ad essere stata realizzata. Esiste dagli anni ’70 e da allora non ha mai smesso di essere un grande evento di richiamo. Parlare di mercato dell’arte e di fiere in un momento di crisi economica come questo potrebbe sembrare azzardato e fuori contesto. Non è così, e gli organizzatori lo comunicano apertamente. Il sistema economico vacilla e le incertezze sono profonde, chi ha denaro e vuole investire ha delle grandissime difficoltà, chi si occupa di finanza lo sa bene. Il mercato dell’arte è un luogo a sé stante che vive di meccanismi spietatamente economici ma che si basano sull’unicità e non sullo scambio o sulla catena di montaggio, l’irriproducibilità che ha alla base il genio artistico e la creatività umana non sostituibile. Sempre più, a partire dal ‘900, l’opera artistica è entrata nel mercato, l’arte contemporanea è stata fatta oggetto di politiche economiche e di potere tra critici e galleristi e poi fondazione e così via. Questo meccanismo di quotazioni e vendite ha portato alle soglie del 2000, ora che siamo pienamente oltre il “post-moderno” possiamo pensare che questo sistema possa essere virtuoso per il mercato in generale? Non solo appassionati-collezionisti accorrono alle più grandi fiere di arte ma anche nuovi investitori. Dati confermati dal Rapporto sul mercato dei beni artistici–Focus sull’arte moderna e contemporanea 2011 (curato da Nomisma e presentato ad Arte fiera 2011). I numeri emersi riportano che questo mercato ha avuto un giro d’affari complessivo in Italia stimabile nel 2010 in quasi 158 milioni di euro.