Milano, si cercano fondi per salvare casa Merini

Rischia di andare perduta un’intera parete dove Alda Merini trascriveva, con penne e rossetto, i suoi appunti. «Quella parete racchiude i suoi pensieri che hanno attraversato molti anni della sua vita», racconta Emanuela Carniti, figlia della poetessa scomparsa nel 2009. «In quella casa mia madre abitò per oltre cinquant’anni – prosegue la Carniti – ora il comune di Milano ritenendolo un bene culturale ha pensato di tutelarlo staccandolo da quella casa che, dopo la morta di mia madre è tornata ai proprietari, e rimontarlo nella Casa museo Alda Merini dove l’amministrazione comunale ha l’obiettivo di ricreare lo stesso ambiente vissuto da mia madre, con gli stessi mobili e gli stessi oggetti. Proprio per questo, io e mia sorella Barbara, abbiamo fatto una donazione di carte che le appartenevano per poterle esporre nel museo». A due anni dalla morte della poetessa, i proprietari dell’appartamento non vogliono più aspettare, vorrebbero riprenderselo. «Per effettuare i lavori di rimozione e ripristino dell’intonaco servono 100mila euro che il comune non ha e nemmeno noi – aggiunge Emanuela Carniti – quindi rischiamo veramente di perdere un bene culturale importante». Si tratta dunque di trovare i soldi oppure «riuscire a prorogare i tempi di qualche mese, o ancora trovare qualcuno che possa fare i lavori a costi più contenuti», spiega la figlia di Alda. Intanto su Facebook è partita una petizione Salviamo casa Merini che ha raccolto 3.300 adesioni. Non solo. Molti tra quelli che hanno conosciuto Alda scrivono le loro impressioni, i loro ricordi. Una vera, bella pagina di storia italiana.

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