Saatchi: «Il contemporaneo? Mostruoso e volgare»

Il gran teatro dell’arte? Intollerabile, mostruoso, volgare. A sostenerlo è Charles Saatchi, influente e spregiudicato collezionista d’arte contemporanea. Le sue esternazioni sono state pubblicate sulle colonne del Guardian. Secondo Saatchi, siamo storditi da ignoranza, approssimazioni, superficialità. Gli artisti: tendono a realizzare fotografie e installazioni «post concettuali incomprensibili». I collezionisti: oligarchi "trendy" e ricchi, che acquistano quadri per decorare le loro case lussuose, impegnati a servirsi dell’arte come di uno strumento di affermazione e di consenso sociale. I curatori: inadeguati e insicuri, incapaci di scegliere dipinti, abili esclusivamente nel presentare video oscuri, che vengono ammirati da altri curatori, «ugualmente insicuri». Sferzanti i rilievi anche sui critici e sui venditori: raggiungono alti «livelli masturbatori di autostima». Il pubblico sarebbe invece affetto dal virus dell’intrattenimento, pensa le mostre come riti mondani: non tralascia di partecipare neanche a un vernissage, concentrandosi non su ciò che viene esposto ma sulle chiacchiere e sul gossip. Il luogo dove si celebrano questi vizi è Venezia. Recarsi alla Biennale è come andare a St. Barts a Natale o a St. Tropez in agosto: un appuntamento obbligato per chi ama frequentare «un giro vertiginoso di glamour», passando da un party a un altro. Il dramma più profondo è che molti tra coloro che si occupano d’arte non hanno alcun senso estetico. Per decidere la qualità di un’opera, hanno bisogno dell’«approvazione» di qualcuno. Trascorrono intere giornate a blaterare, senza sforzarsi di «capire perché un artista è più interessante di un altro».

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