Libri, Zavoli si racconta ne Il ragazzo che io fui

Gli anni dell’adolescenza, della giovinezza e della maturità vissuti da Sergio Zavoli, e da lui stesso raccontati nel libro "Il ragazzo che io fui" pubblicato da Mondadori. La sua vita, attraversata da protagonista negli anni piu’ felici della radio e della televisione, oltre che con le prove del suo talento di scrittore e poeta. L’alternarsi di questioni rare e quotidiane, di argomenti concreti e interiori, di tonalità elegiache, ironiche, dure, tutto segnato dai dilemmi di una contemporaneità splendida e tragica, che si misura con l’arcano privilegio di esservi nati e il grave obbligo di viverla.  Ne è emerso un lungo capitolo della nostra vita, ricostruito e indagato attraverso "una ricchezza ispirata dall’immaginazione autenticata dalla realta"’, così si espresse Carlo Bo, aggiungendo: "è evidente – in tanta parte di ciò che questo "maestro di scenari e interrogazioni" scrive, mostra e dice – il disegno di tenere dentro il quadrato della lucentezza, anche espressiva e stilistica, la forza e gli urti della coscienza, fino a toccare una ancor piu’ eloquente, civile e morale, eticita"’. Perchè rimanga, di stagioni e percorsi comuni, quella specie di controcanto che è l’irripetibile esistenza di ogni uomo: minima, nascosta, e tuttavia frammento e cifra della stessa umanità che ha fatto, fa e farà la Storia. è la "lezione" che Zavoli, raccontando se stesso, offre simbolicamente a un bambino, un tenero nipote in cui intravede una sorta di continuità non solo affettiva. è un libro giovane, con mitezze e intransigenze, dolcezze e dolori, disincanti e speranze, che coinvolge molte età; e si fa leggere – come disse Calvino dei libri autenticamente inusuali – "tutto d’un fiato, e poi daccapo" e ciò perchè, scriveva Bo, "Zavoli inclina a dar voce alla sua maggiore speculazione, diciamo pure alla sua intelligenza del mondo, che da anni va scrutando e interpellando in tutte le direzioni". Il ragazzo che io fui, ci dice l’autore, "è in fondo il tentativo di capire ciò che la memoria, dalla piu’ lontana alla piu’ incombente, può lasciare a un bambino che pare avviato, come fu per me alla sua età, a diventare scriventista, una parola salvata a lungo, in silenzio, dall’immaginazione innocente di mia madre".

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