Venezia: Sgarbi in bilico, al Mibac vagliano alternativa

Sembra che l’avventura di Vittorio Sgarbi al Padiglione Italia della Biennale di Venezia possa chiudersi prima ancora di partire. Con la conferenza stampa di presentazione alle porte e l’allestimento al via la prossima settimana, fonti accreditate al ministero dei Beni culturali confermano all’Ansa che il rapporto con il critico ferrarese per il padiglione Italia viene considerato chiuso. Nelle prossime ore, secondo quanto si apprende, negli uffici del ministero guidato da Giancarlo Galan si vaglieranno le ipotesi alternative. La questione fondamentale è quella degli spazi veneziani: il nuovo padiglione ai Giardini messo a disposizione dal presidente della Biennale Baratta sembra non essere sufficiente per l’ondata di artisti invitati da Sgarbi. Una situazione, quella del Padiglione Italia, che il critico ha paragonato, sempre parlando con l’Ansa, a quella libica. «Basta polemiche – ha detto – bisogna trovare un accordo e una soluzione perché nei 150 anni dall’unitaà d’Italia questa è una questione di Stato». Il problema, sottolinea il critico ferrarese confermando di aver presentato le sue dimissioni dall’incarico, sono i tempi ormai strettissimi visto che la Biennale d’arte si apre il 4 giugno. «Il 15 maggio dovrebbero partire i lavori per l’allestimento – ha spiegato – e allo stato delle cose siamo nel paradosso: pronti a partire in tutte le sedi dislocate d’Italia, grazie ai finanziamenti e alle disponibilità delle Regioni, ma non a Venezia dove ci sono 700 artisti invitati ma gli spazi per ora assegnati ne possono accogliere al massimo 200». Da qui l’appello al governo: «Intervengano anche Bondi e Frattini che a suo tempo avevano fatto l’accordo con me», ha chiesto Sgarbi. Che racconta di aver chiamato da poco il presidente del Consiglio Berlusconi: «Ho cercato di capire la situazione e ho capito che siamo in alto mare». Ed ha aggiunto: «Pare che Galan abbia messo sul piatto le sue dimissioni e per questo anche io ho offerto le mie. D’altra parte non posso continuare a lavorare per lo Stato in assenza dello Stato. Berlusconi è stato affettuoso ma la decisione va presa subito, chiedo al governo di assumersi la responsabilità». (S. C.)