Alla 54esima edizione della Biennale di Venezia prenderà parte anche l’India, che torna in laguna dopo quasi trent’anni, dall’ultima partecipazione datata 1982. Le autorità culturali indiane hanno annunciato ufficialmente a New Delhi "la squadra" che rappresenterà il paese dal 4 giugno al 27 novembre, all’interno del adiglione nazionale. «In effetti siamo lieti di essere giunti al superamento di una lacuna – ha detto in conferenza stampa un sorridente Ashok Vajpeyi, presidente della Lalit Kala Akademi che ha la responsabilità del progetto – che è stato possibile anche grazie al fatto che negli ultimi 15 anni un numero sempre crescente di artisti indiani hanno valicato i confini nazionali e si sono fatti un nome a livello internazionale». I nuovi talenti contribuiscono così a rinforzare un gruppo fondato su alcune personalità che si sono fatte un nome all’estero come Maqbul Fida Husain (il Picasso indiano), Jamini Roy o S.H. Raza. All’incontro, organizzato nell’India international center con la collaborazione dell’ambasciata d’Italia e dell’Istituto italiano di cultura, ha partecipato il ministro della Cultura indiano, Jahwar Sircar. Il curatore del progetto indiano alla Biennale, Ranjit Hoskote, ha illustrato per brevi tratti il profilo dei tre artisti e del gruppo collettivo selezionati. Si tratta di Zarina Hashmi («rappresentante della storia artistica indiana post-partizione e parte della diaspora»); Praneet Soi («esempio di nuove esperienze transculturali»); Gigi Scaria (nome italiano, ma indianissimo del Kerala, «che esprime elaborazioni e sintesi della nostra migrazione interna») e The desider machine collective (dell’Assam, «che mostrano che si può essere cosmopoliti senza vivere in grandi città»). «Utilizzeremo il padiglione – ha concluso Hoskote – per portare al pubblico una serie di questioni legate alla specificità di essere indiani, di lavorare in una realtà come l’India e di rappresentare il proprio paese all’estero». Rallegrandosi per la ripresa della partecipazione dell’India all’evento, l’ambasciatore d’Italia Giacomo Sanfelice di Monteforte ha ricordato che esso si è imposto per la sua capacità di «rappresentare l’avanguardia, promuovere nuove tendenze artistiche e organizzare eventi internazionali nel campo dell’arte contemporanea».