Brunetta: «Cultura, chiedersi chi e cosa finanziare»

"Non è in discussione se finanziare la cultura, si tratta di stabilire cosa e come. Non si può, invece, discutere se finanziare lo spettacolo senza prima essersene chiesti il perché. Se riuscissimo a ragionare, anziché darsi reciprocamente sulla voce, non sarebbe male. È necessario il finanziamento pubblico della cultura, dell’istruzione, della ricerca, della salute? Difficile trovare chi sia disposto a dare una risposta negativa. Tale orientamento, del resto, è accolto nella nostra Costituzione, così come nella maggior parte delle legislazioni degli stati moderni, in modo più o meno netto. Le cose sono più complesse quando si passa alle domande successive: chi, cosa e in quale misura finanziare? E “perché” farlo? Non si tratta di mettere in dubbio, per pregiudizio ideologico, la necessità dell’intervento pubblico ma di comprendere che solo se ne hanno chiare le ragioni, possiamo rispondere alle altre domande. Solo in questo modo possiamo passare dalle affermazioni di principio alle scelte operative che, in un sistema democratico, dovrebbero riflettere “la disponibilità a pagare” dei cittadini". Così il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, in un intervento pubblicato oggi sul Foglio dal titolo "Il Mibac del buco".