Città d’arte pregna di istituzioni sia storiche che giovanissime, Firenze può contare, ancora su qualcosa in più. All’indiscusso scenario di importanti luoghi d’arte, si aggiunge adesso la nascita del Centro per l’arte contemporanea Ex 3. Non è nel centro città ma nella periferia sud di Firenze, non è in un edificio storico ma in una struttura moderna. Esistente dal 2004, già come centro di arte contemporanea, la sorte non gli ha sorriso. Da anni il Centro era chiuso fino a che, lo scorso ottobre, ha ripreso la sua attività con un “restyling” esterno e concettuale. Un bando del comune ne ha risollevato le sorti: spazio in gestione e 90mila euro di sostegno all’anno, elargiti collegialmente da comune, assessorato alla Cultura, assessorato alle Attività produttive, consiglio di quartiere 3 per tre anni. Naturalmente rinnovabili. Di fatto un armatevi e partite che ha attivato e messo assieme tre professionisti competenti come Sergio Tossi, Arabella Natalini e Lorenzo Giusti.
Vincitori del bando, sono oggi direttore (Sergio Tossi) e curatori del centro, rigenerato e rinnovato anche architettonicamente. Tossi è gallerista noto a Firenze e ha ospitato, dal 1992 a Prato e dal 2001 a Firenze, molti dei giovani artisti emergenti poi affermatisi. Parlando con i due curatori del centro Ex 3 – ex per “exhibition” e 3 per il quartiere che lo ospita – è emersa la connotazione critica di questa fiorentina kunsthalle. «Sicuramente non ci muoveremo sui nomi già storicizzati dell’arte contemporanea – hanno detto i curatori – intendiamo infatti privilegiare pratiche artistiche di ricerca e sperimentazione, seguendo e presentando artisti giovani, magari ancora poco conosciuti, assieme ad artisti meno giovani, dal curriculum più saldo. Mostre che manterranno la connotazione di esposizioni personali, per due fondamentali ragioni. La prima, semplicemente strutturale: lo spazio che ospita il centro è assai poco indicato per ampie collettive. La seconda motivazione, invece, è di ordine didattico: in virtù delle scelte critiche, per gli artisti esposti è necessario un maggior spazio per essere apprezzati».
Come è nata la vostra collaborazione per l’Ex3?
«Noi curatori avevamo già lavorato assieme per Tuscia Electa. Intendevamo partecipare con entrambe le nostre associazioni, Tuscia Electa e Spaziorazmataz, al bando e abbiamo deciso di farlo congiuntamente. Anche Sergio Tossi era deciso a partecipare e ci ha chiesto di unire le forze. Fatto raro – continua Lorenzo Giusti – ci siamo trovati d’accordo su tutto. I progetti in gran parte combaciavano per prospettive, volontà, interesse per gli artisti giovani e middle carrier. Noi facciamo le proposte, Tossi ne valuta validità e fattibilità. Un lavoro pacificamente collegiale».
Quante persone riuscite a mantenere al Centro con un finanziamento del comune che è ovviamente insufficiente?
«Siamo in quattro, di fatto. Un direttore, due curatori e Leonardo Bressan, per la segreteria organizzativa, oltre a preziosissimi stagisti. Per tutto il resto ci affidiamo a collaboratori esterni. Stiamo dialogando serratamene con provincia e regione e facendo un serio lavoro di fund raising, tra partner e sponsor, senza i quali non riusciremmo mai a portare avanti l’attività. Per la mostra inaugurale, Rosefeldt e Ian Tweedy, avevamo una partnership con il Kunstmuseum di Bonn – con cui abbiamo prodotto il catalogo – a cui approdava la personale di Rosefeldt, una volta chiusa da noi l’esposizione».
Neppure la nuova giunta di supergiovanissimi renziani con assessori contemporaneisti vi ha aumentato il budget?
«Per adesso no. Con il comune abbiamo però in mente un progetto di messa in rete di centri per l’arte contemporanea di alcune città storiche nel mondo. Ancora troppo poco definito per parlarne».
E le difficoltà “site specific” di Firenze? Ve ne sono?
«Indubbiamente Firenze è una città che vive con la grande responsabilità di un’imprescindibile tradizione storica, ma negli ultimi anni si è investito molto anche sul contemporaneo. Molto meno, va detto, da un punto di vista finanziario. Curatori aggiornati e artisti, nuovamente numerosi a Firenze, hanno sensibilizzato e preparato il pubblico, maggiormente attento, adesso, verso le pratiche e le forme del contemporaneo. La Strozzina o il Marino Marini sono un po’ lo specchio di questa nuova realtà. Quel che ancora manca, però, è la possibilità di impostare progetti di lungo corso, per i quali il supporto delle istituzioni non può venire meno. Sono molti i progetti che abbiamo visto nascere e morire in questa città. Certo, la litigiosità dei fiorentini è proverbiale, ma i cambiamenti ci sono».
Novità, progetti, aspirazioni?
«Dal 12 febbraio all’11 aprile inauguriamo due belle mostre: Eva Marisaldi e gli svizzeri Taiyo Onorato & Nico Krebs. Tra le novità ci saranno le visite guidate gratuite, ogni sabato e domenica, e lo sviluppo delle attività didattiche, in parte in collaborazione con Laba e con Isia, già partner del progetto, e l’accademia di Belle arti. Ma anche la costruzione di una caffetteria e un’emeroteca. Luoghi che ci avvicinino anche a chi non sia già preventivamente interessato all’arte. E poi rendere il Centro il più concretamente possibile vicino alle pratiche di sostenibilità, con la minimizzazione degli sprechi anche negli allestimenti e negli spazi organizzativi e – speriamo – in futuro, l’installazione di pannelli solari».
LA MOSTRA
Eva Marisaldi, Taiyo Onorato & Nico Krebs insieme all’Ex 3
Presenza autorevole nel panorama dell’arte italiana Eva Marisaldi contraddistingue il proprio lavoro per sofisticati processi di de-materializzazione delle immagini. Processi tesi a spingere lo spettatore verso un ruolo attivo, portandolo, con gesti minimi e appena insinuati, a formulare riflessioni individuali e collettive. In questa direzione si sviluppa il progetto site specific per la sala centrale di Ex 3: un intervento a terra, composto da un tracciato percorribile, dove brani scritti si alterneranno a disegni e voci. I visitatori saranno così intesi quali lettori che, una volta ordinate le tracce scritte, potranno interagire con gli schemi proposti, creando significati non predefiniti. Mentre il duo Onorato e Krebs, che realizza fotografie in analogico di oggetti e strutture effimere dando vita a paesaggi e immagini dal carattere straniante, ironico e surreale, da qualche anno, si cimenta in una produzione scultorea contraddistinta dall’assemblaggio insolito di oggetti di uso comune. Il loro lavoro nasce all’insegna del “divertissement”, riflettendo sul potere dell’immaginazione nella percezione del reale e sulla possibilità di attribuire altri significati a immagini comuni. Questa mostra sarà la prima esposizione del duo in Italia. Dal 12 febbraio all’11 aprile. Info: 0550114971; www.ex3.it.