Babilon

Chi conosce bene i lavori di Danijel Zezelj e ritiene si stia parlando di un artista qualunque è pregato di fermarsi qui. Proseguire nella lettura sarebbe deleterio per chi legge ma – soprattutto – per chi scrive. Se invece non si conosce il fumettista, animatore, illustratore e grafico croato (classe 1966, è nato a Zagabria) né le sue storie affascinanti e surreali, ambientate in universi fantastici dove l’impossibile va a braccetto con il reale, questo articolo potrebbe essere una buona occasione per approcciarsi a un artista completo. Raro. Meglio ancora, iniziando questo viaggio salpando, come da un porto sicuro, da quella che è la sua ultima fatica: Babilon.

Pubblicato da Eris edizioni, il volume (120 pagine, 17 euro) è un succulento cartonato bianco e nero in grado di definire un’esperienza visiva unica. L’autore narra le vicende del costruttore di giostre Lev Bezdomni, della nipote e degli abitanti del loro quartiere mandati via dal sindaco (di cui il povero artigiano Lev Bezdomni, suo malgrado, è complice) per lasciare posto alla costruzione della torre più alta del mondo. Si badi bene: questo wordless novel – un romanzo per immagini, prive di testo (oppure mute) e in sequenza – sviscera la sua potenza narrativa esclusivamente attraverso le immagini. Di testo scritto, insomma, neppure l’ombra.

E sono proprio le ombre quelle con cui Zezelj flirta sapientemente, dando vita a una storia cupa, i cui personaggi si dibattono – come mosche in un barattolo – alla ricerca di una speranza che non troveranno mai, ma che rivendicheranno con tutte le forze. «Di questo artista mi affascinano le prospettive, minacciose e spettrali, il modo in cui riesce a esprimere il senso della mestizia, di qualcosa di funesto che incombe». È l’identikit di Zezelj tratteggiato da Federico Fellini, colpito dalla sua originale e coerente «visione cupa del mondo». Nell’introduzione del volume, lo storico, critico e curatore David A. Beronä scrive: «In Babilon, il suo secondo wordless novel – il primo è Industrial – Zezelj offre uno spiraglio di speranza», aggiungendo: «si tratta di un artista che usa un linguaggio visivo di immagini che raccontano storie in grado di scuotere la nostra coscienza sociale».

Speranza e disperazione: due modus vivendi che non vanno in conflitto. Il tratto duro dell’artista croato, infatti, risulta nitidamente poetico e vivo, guidato da uno stile contraddistinto da forti contrasti cromatici giocati sull’utilizzo certosino del bianco e nero. Storie sospese tra la visione e il quotidiano, con il malessere metropolitano mediante cui si esplicita la dicotomia tra uomo e paesaggio urbano a fungere da leitmotiv per ogni lavoro di Zezelj. Sfogliare le pagine di Babilon, magari durante un soggiorno a Berlino, in sottofondo la più che promettente discografia della band svedese Then Comes Silence. Laddove la violenza fa parte della vita al pari della morte e dell’amore. Ed il cerchio, inesorabilmente, si chiude.

Info: www.erisedizioni.org