La Nuvola è pronta ma Fuksas la venderebbe ai tedeschi

Roma

Il 29 ottobre si avvicina. La Nuvola di Fuksas è finalmente pronta per essere inaugurata in grande stile con tanto di diretta su Rai uno e quasi due mila invitati, Rernzi compreso. Se tutto quindi sembra andare per il meglio, non la pensa così l’architetto che l’ha firmata, per lui, infatti, è adesso che cominciano i veri problemi. «Per me l’incubo – dice Fuksas alla Repubblica – comincia ora. Sai cosa vorrei? Vorrei che la vendessero, e subito, ai tedeschi. Loro sì che la farebbero funzionare». La paura più grande dell’architetto sembra essere il vuoto che l’enorme complesso si dovrà trovare a gestire se non riuscirà in fretta a riempirsi di gente «di vita – continua – di artisti, di tibetani e cinesi, di africani e russi, di tedeschi e americani. Senza la vita, in due anni tutto si degraderebbe».

Per le polemiche sollevate in merito ai costi l’architetto spiega che si è rientrato perfettamente in quelli previsti, anzi, si è speso anche meno, dei 276 milioni messi in conto ne sono usciti 238,9 . Per quanto riguarda, invece, il suo compenso, non certo basso, 24 milioni lordi, così lo giustifica «Nessuno lo dice, ma a parte le tasse e le spese, l’architetto deve pagare gli ingegneri strutturisti e quelli impiantisti, oltre ai dipendenti». Se l’ottimismo sulla futura gestione del complesso non è alle stelle lo stesso Fuksas come Enrico Pazzali, amministratore delegato della Eur spa, finaziatore del progetto, ammettono che le potenzialità per farlo funzionare bene ci sono tutte, «La nuvola  – conclude  – può dare a Roma 350 milioni l’anno». Se usata bene ça va sans dire.