Araki a Parigi

Roma

”La fotografia è un viavai tra la vita e la morte” l’emblematica frase è di Nobuyoshi Araki, che da mezzo secolo fotografa le sue muse strette dalle corde del Kinbaku, l’arte della legatura erotica giapponese. In questo periodo, Parigi rende omaggio alla sua arte con due mostre. La prima, al Musée Guimet fino al 5 settembre, ripercorre cinquant’anni di lavoro in più di quattrocento fotografie ed è uno dei tributi più importanti dedicati ad Araki in Francia. La selezione, che copre la produzione dal 1965 al 2016, spazia dalla serie Theatre of love – una delle prime della sua carriera – ai lavori inediti tra cui Tokyo-Tombeau, prodotto appositamente per il museo nel 2015. Il percorso si snoda attraverso i libri e tocca tutti i temi – le serie dedicate ai fiori, la fotografia autobiografica, la relazione con Yoko, l’erotismo e il desiderio, ma anche l’evocazione della morte.

La seconda, alla galleria francese Kamel Mennour, dove fino al 22 Luglio sono in mostra le fotografie più recenti: immagini, come sempre scattate su pellicola, che mostrano una nuova luce sentimentale. Protagonista è la ballerina Kaori, incontrata nel 2001: una presenza che fotografia dopo fotografia, sembra aver curato il dolore per la perdita della moglie e musa Yōko, protagonista di centinaia di scatti fino alla serie 1989-1990 ‘Winter Journey”, l’ultimo viaggio prima di morire di cancro.

Araki, oramai un simbolo della cultura giapponese, da sempre ritrae le sue modelle senza nasconderne i difetti, con l’unico scopo di fotografare soggetti reali, senza tralasciare rughe o qualche chilo di troppo. Il suo linguaggio è diventato una delle massime rappresentazioni del potere erotico del corpo femminile nella sua normalità, come lui stesso afferma in un’intervista del 2010 a TAP ”gli uomini non vogliono guardare il corpo delle donne per com’è realmente, la pornografia normale è bellissima ma non è interessante per gli uomini, questo perché non sanno guardare veramente una fotografia”.

www.kamelmennour.com
www.guimet.fr