Lo Zoo di Berlino

Rizoma elements è il titolo del nuovo album firmato dal trio post-prog italiano Lo zoo di Berlino. Un vinile e un cd che sono l’anteprima di una trilogia sull’essere che si muove tra le teorie di Deleuze & Guattari e la meccanica quantistica. Il tour promozionale è partito il primo aprile al Legend club di Milano ed è passato anche per Roma dove è stato ospitato in una location d’eccezione: L’Ara Pacis. (Qui tutte le date del tour). Andrea Pettinelli è dietro le tastiere del gruppo ed è lui a rispondere alle nostre domande.

Un progetto musicale il vostro che spazia dal Post Rock alla musica sperimentale. Un Lavoro artistico molto eclettico e che si avvale di collaborazioni eccellenti come quella di Patrizio Fariselli (AREA), e di Stefano Belisari, in arte Elio (che suona il flauto traverso) per una versione molto particolare de L’internazionale.
«È un progetto iniziato quasi 4 anni fa. Il quotidiano l’Unità ci contattò per organizzare e produrre una compilation di musica e canzoni per il “lavoro”. Noi non potevamo “fare canzoni”, perché nella nostra produzione avevamo sgomberato il campo della musica “pop” dei due suoi elementi per noi ridondanti: la voce e la chitarra. Bisognava trovare così un modo per comunicare la nostra partecipazione simbolica alla causa del Lavoro. Abbiamo ritenuto allora che la cosa più coerente fosse partire dalle basi, da L’Internazionale. Il tema è ottocentesco, da Toscanini passando per gli AREA e ROBERT WYATT, ed è stato più volte oggetto rielaborazioni. Cosa inventarci, quindi, per rileggere in una chiave contemporanea un tema ed un’appartenenza a noi cara? Pensammo così alla visione del “lavoro” da parte dei musicisti, che sono “lavoratori” ma non sono considerati tali. Prendemmo, su stimolo di Patrizio Fariselli (co-autore del brano), i suoni del lavoro modulati sul tema de L’Internazionale, sviluppandoli via via in una serie di contaminazioni e citazioni, unendo improvvisazioni, elementi melodici e di musica concreta».

Tra le preziosità delle collaborazioni c’è la copertina del disco, disegnata per voi dal premio Nobel Dario Fo, com’è successo?
«La Compagnia Fo-Rame e la Libera Università di Alcatraz, è un luogo creativo che avevamo frequentato molto durante la nostra adolescenza. Era una di quelle volte e pensai di illustrare il progetto de ”L’internazionale” a Dario Fo. Il taglio stilistico del brano si connotava subito come una sorta di “grammelot” musicale, dove l’elemento dello sberleffo giullaresco, caro a Fo, padroneggiava. Lui senza tentennamenti con il suo entusiasmo prese la mia moleskine e due penne bic, una nera ed una rossa. Di getto produsse su un foglio un’immagine e mi disse: “mentre mi raccontavi mi veniva in mente l’aria, il vento, la passione, il cambiamento…penso che questo bozzetto possa andar bene!”. È andata così! Ed ora siamo l’unica rock band che ha un cover art del proprio album autografa di un Premio Nobel per la Letteratura, che fortunatamente non aveva messo via completamente le sue velleità artistiche meno note di pittore!».

Tornando alla scelta di suonare L’Internazionale nel 2016 , che tipo di messaggio pensi arrivi alle generazioni che vivono ormai come una sorta di “normalità” il disagio del precariato lavorativo?
«Dopo la sua uscita in anteprima in streaming su un portale Rockit, ci scrissero in molti, sia pubblicamente che in privato. La reazione fu interessante. Penso ad alcuni commenti di ragazze e ragazzi, che volevano raccontarci dello loro situazione lavorativa precaria (proponendosi anche di lavorare per noi) e che avevano colto “lo spirito d’avanguardia e di contemporaneità del pezzo, che comunicava uno spaccato della nostra società e di quella europea, tutto in un solo brano”. La cosa ci ha stupito positivamente, perché era proprio quello il nostro intento, ma chi aveva “ascoltato” lo aveva colto con una lucidità maggiore. Quello che avevamo realizzato era sorta di “grammelot“ musicale, dove il tema dell’inno dei lavoratori diventa uno sberleffo all’attuale classe dirigente politica, non solo italiana».

Valutando le scelte artistiche fatte per questo lavoro, come inquadreresti nel nel panorama nazionale la musica de ‘Lo Zoo di Berlino’?
«Se mi avessi fatto questa stessa domanda solo un anno fa ti avrei risposto molto diversamente. Nonostante il pressapochismo tecnico-artistico di certi fenomeni mediatici, esiste un proliferare d’uscite discografiche e tour di concerti di band che propongono una musica più libera ed avulsa dalle tendenze. Penso ai The Winston, La Batteria, i Calibro 35, attivi già da qualche anno, Bunuel, che stanno aprendo un varco, mostrando che c’è un mercato anche per altre proposte e che non bisogna per forza omologarsi. Varco all’interno del quale noi stiamo costruendo il nostro seguito. L’entusiasmo del pubblico, del tutto inaspettato (senza retorica o piaggeria) e della stampa, o dei network nazionali che ci vogliono in diretta radio o con perfomance dal vivo, ci danno l’idea che le proposte, anche alternative, una collocazione possano averla».

 L’interazione di artisti presente in questo album è un progetto che vi appartiene e vi connota da diversi anni, da quando tu con tuo fratello avete fondato il Consorzio ZdB?
«
Sì, hai perfettamente ragione. Con mio fratello Diego iniziammo, la nostra attività di ricerca e studio per pura passione, in concomitanza ad attività professionali in ambito musicale che ci vennero immediatamente proposte. Esperienze che ci hanno visti all’opera fin da giovanissimi (non ancora maggiorenni), come allievi di maestri illustri come Nocenzi e Maltese del BANCO, Jacopo Fo e La Libera Università di Alcatraz. Coniugando apprendimento e lavoro, girando l’Italia per suonare nei club, approdammo a collaborazioni stabili con Patrizio Fariselli, gli AREA, IG (Ivana Gatti e Gianni Maroccolo). Oggi, insieme a Mauro “Volpe” Mastracci siamo un collettivo di musicisti e produttori che per conto ed insieme al Consorzio ZdB, gestiamo una società di produzioni che include collaborazioni e professionalità non solo musicali e che cura una linea editoriale di progetti sia discografici che audiovisivi, oltre ad eventi ed iniziative culturali».

Show case 2016: 1° Aprile – Legend Club/Milano; 7 Aprile La Feltrinelli/Latina + opening The Winston al Rock Planet/Roma; 9 Aprile – Circolo H/Latina; 10 Aprile – Museo Ara Pacis/Roma; 25 Aprile – Live @ RADIO ROCK/Roma. Promo Radio: 26 Marzo RADIO CITTA’ APERTA – 04 Aprile RADIO CITTA’ FUTURA + RADIO VERTIGO 1 – 07 aprile OTHER SIDE – RADIO STATALE MILANO – tbc Maggio RAISTEREO NOTTE – tbcAprile/Maggio WEBNOTTE – tbc aprile RADIO TEMPI DISPARI – tbc RADIO POPOLARE MILANO – ed altre in via di definizione

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