I love JaNY, Sasha Huber

Per la prima volta in Italia l’artista Sasha Huber con il progetto I love JaNY del 2010 esposto a La stellina arte contemporanea, mostra a cura di Stella Bottai. La Huber affronta nel suo lavoro temi razziali che appartengono anche alla sua storia personale: di cittadinanza svizzera, ma haitiana di origine, ha vissuto fra i racconti della sua famiglia che è dovuta scappare dalla dittatura di Haiti. Questa mostra è ispirata alla zia, Jeny Tomba, che è stata la prima modella di pelle scura a New York, da cui il titolo della mostra che combina Jany e NY. In esposizione un’istallazione fotografica delle copertine dei magazine in cui la modella è protagonista e insieme un video che narra la sua storia diretto e prodotto dalla Huber. Ma qual è la sua storia? Jany non ha mai voluto rivelare l’età, però dovrebbe essere nata durante i primi anni ’50 del ‘900. Certo è che è arrivata a New York nel 1965 e al 1969 risale la sua prima copertina, mentre la sua carriera si protrae fino agli anni ’90. Oltre al colore della pelle la caratterizzavano i capelli riccissimi, cosa inusuale per l’epoca. Sulla parete di fronte all’entrata dello spazio espositivo si possono apprezzare le immagini delle sue copertine che raccontano anche l’evolversi dei costumi negli anni della sua attività. Da notare una delle poche immagini che la ritraggono con pettinatura liscia: era la pubblicità di una piastra per capelli. Nel video invece la narrazione rivela una Jany ormai matura, i cui capelli in parte sono bianchi donandole un aspetto elegante. Viene ripresa dalla nipote Sasha mentre passeggia per New York, mentre si trucca o si sistema il viso, mentre posa per l’artista e, sul finale le due si incontrano in un abbraccio mentre tengono dei palloncini in mano.

I palloncini rimandano a una foto, sempre esposta, in cui la modella è accompagnata dalla sua unica figlia che ha con sé questi poetici giochi, perciò il finale del video è un omaggio della Huber alla zia, al suo mondo personale e alla loro unione. Negli anni ‘90 Jany inizia a scrivere, a scolpire – alcune sculture sono presenti nel filmato- e a dipingere – una foto esposta la ritrae vicino ai suoi quadri. Presenti anche una foto che omaggia l’intera famiglia di Sasha immortalata mentre si trovava ancora ad Haiti e la foto del giorno in cui i suoi parenti hanno lasciato l’isola. Nostalgia, volontà di cambiare il mondo, sentimento familiare radicato, rivendicazione delle proprie origini e lotta alla discriminazione razziale sono tutte componenti del lavoro della Huber che invece di essere gridato è sussurrato e portato avanti con grazia al femminile. Altro progetto interessante dell’artista è Rentyhorn del 2008 contro gli atteggiamenti razzisti dello scienziato ottocentesco svizzero Louis Agassiz che aveva preso lo schiavo di colore Renty come esempio dell’inferiorità della razza nera: Sasha sale con un elicottero sulla cima alpina dedicata allo scienziato per piantare il ritratto di Renty. Da qui è scaturita anche una performance Louis who? del 2010.

Fino 13 gennaio; La stellina arte contemporanea, via Braccio da Montone 95, Roma. Info: www.lastellinaartecontemporanea.com