Beni culturali in Sicilia, soldi ai dirigenti culturali ma musei in bolletta e senza luce

Palermo

La cura Franceschini riuscirà a portare un po’ più di raziocinio nella gestione amministrativa dei beni culturali in zone come la Sicilia? Difficile a dirsi. Anche perché nessun museo siciliano figura nella lista dei 20 che dal 2015, ai sensi della nuova riforma, saranno dotati di autonomia speciale. E forse, a giudicare da quello che è emerso nelle ultime ore, è anche un bene. Proprio così. Perché, stando a quanto pubblicato ieri da Repubblica, in Sicilia alcuni dei siti museali più autorevoli e visitati sono privi di lampadine, riscaldamenti o linea telefonica. Ma, paradossalmente, sono carichi di dirigenti molto ben pagati. Si tratta, nello specifico, del museo di Mazara del Vallo, che custodisce il Satiro danzante, o del Paolo Orsi di Siracusa, uno dei più importanti scrigni di tesori preistorici, greci e romani del Mediterraneo, fino al piccolo museo di Aidone, che ospita la Venere di Morgantina. Nel primo non ci sono soldi per sistemare l’illuminazione; nel secondo le telecamere di sicurezza si sono rotte da tempo ma è impossibile ripararle; nel terzo, invece, non ci sono brochure o guide perché la Regione non ha i fondi visto che il capitolo di spesa per il funzionamento dei Beni culturali è stato azzerato dal governatore Rosario Crocetta, alle prese con un buco di bilancio di 3 miliardi di euro. Però gli uffici dei beni culturali dell’isola brulicano di dirigenti. Per loro i soldi ci sono. Parliamo di onorari che oscillano, secondo Repubblica, dai 60 agli 80 mila euro lordi l’anno. Tutti promossi a partire dal Duemila, tanto che oggi la Sicilia risulta avere più dirigenti culturali di tutto il Mibact (306 contro 191). Salvatore Giglione, responsabile del dipartimento Beni culturali dell’Isola, dà la colpa a una legge del Duemila, appunto, che ha sostenuto la promozione di mille funzionari a dirigenti. E che dirigenti!!! Alcuni di loro, come due dei ben tre dirigenti del museo Aidone, sono agronomi. Sì, agronomi.
E la situazione non accenna a migliorare, visto che la Regione attualmente ha bloccato le gare sui servizi aggiuntivi, sospettando ”sprechi e malaffare come avvenuto in passato”. Da due anni e mezzo tutto è fermo.