Suzanne Lacy sbarca al museo Pecci

Milano

In attesa della riapertura della rinnovata sede di Prato, prevista per la primavera 2015, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci riparte con una nuova stagione nella sua succursale distaccata milanese, il museo Pecci Milano. Con l’occasione dà il via a una nuova linea di investigazione, dedicata a protagonisti dell’arte internazionale che abbiano svolto ricerche pionieristiche negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Sarà Suzanne Lacy, dal 14 novembre 2014 al 6 gennaio 2015, ad aprire la serie con una mostra retrospettiva tematica, intitolata Gender Agendas. La mostra offre per la prima volta in Europa un’ampia presentazione delle opere dell’artista di Los Angeles, conosciuta come uno degli autori che fin dai primi anni Settanta, nella West Coast, hanno compiuto un lavoro cruciale mescolando l’arte emergente con l’impegno sociale. La sua attività spazia dalle esplorazioni del corpo alle riflessioni intime, fino alla strutturazione di grandi manifestazioni pubbliche che coinvolgono decine di artisti e migliaia di spettatori. È quest’ultima la parte che costituisce il filo conduttore principale della mostra, seguendo uno dei leitmotiv della sua ricerca: l’indagine sulla condizione femminile, talvolta svolta in modo più intimo, altre volte attraverso una forte carica politica e civile, nella considerazione del potere dell’arte come strumento di lotta e di promozione di idee libertarie e progressiste.

La mostra raccoglie i riadattamenti di alcuni tra i lavori più importanti di Suzanne Lacy. Tra questi Prostitution Notes, (1974), in cui svolgeva un’indagine sulle prostitute e sul loro sfruttamento in alcune aree di Los Angeles, con interviste nei bar e nei locali da loro frequentati. O Three Weeks in May (1977), in cui l’artista, in accordo con la polizia di Los Angeles da cui riceveva informazioni riservate, indicava con la scritta rossa Rape su una mappa della città i luoghi in cui avvenivano violenze sessuali contro le donne: la carta si arrossava giorno per giorno mostrando visivamente la drammaticità del problema. O ancora Mourning and In Rage (1977), un lavoro in cui Suzanne Lacy, insieme ad altre attiviste, nel momento in cui a Los Angeles c’era stato il brutale strangolamento di dieci donne per opera di un serial killer, si presentò davanti al municipio della città con dieci figure femminili, coperte dalla testa ai piedi con tuniche nere, ciascuna a denunciare altri tipi di violenza sulle donne, spostando la copertura dei mass media da un focus su specifiche storie delle vittime, alla cultura generale della violenza.

Dal 14 novembre al 6 gennaio 2015
Museo Pecci, Ripa di Porta Ticinese 113 Milano
Maggiori info: www.centropecci.it

 

 

 

Nella mostra, curata dal nuovo direttore Fabio Cavallucci in collaborazione con Megan Steinman e l’Archivio Suzanne Lacy, vengono presentati alcuni dei lavori in cui l’artista ha toccato i temi cruciali per la condizione femminile: lo sfruttamento sessuale e la violenza, l’invecchiamento e la considerazione che i media hanno della donna anziana, le questioni sociali che vanno dal razzismo alle condizioni di lavoro e di classe. Temi che se negli anni Settanta e Ottanta erano provocatori e avanguardisti, sono ancora oggi all’ordine del giorno. L’arte diviene così uno strumento utile, da una parte per scavare più profondamente i significati e le aspirazioni personali di tutte le centinaia di anonime performer che altrimenti non avrebbero accesso ai sistemi di comunicazione, dall’altra per portare ad evidenza pubblica, attraverso l’amplificazione dei media, le tematiche dei movimenti di liberazione femminile.