Bronzi di Riace, scoppia il caso dopo le foto di Bruneau

Reggio Calabria

Scoppia il caso dopo la pubblicazione delle foto che ritraggono i Bronzi di Riace, immortalati dal fotografo Gerald Bruneau, allievo di Andy Warhol, vestiti con velo da sposa, perizoma e boa fucsia. Una trovata eccentrica dell’eclettico artista, che ha fatto imbestialire la soprintendenza di Reggio Calabria, che non aveva autorizzato la pubblicazione delle foto. Oggi la soprintendente Simonetta Bonomi, parla intervistata dal Corriere della Sera e ammette di essere piuttosto contrariata, perché si sente raggirata: «È stato scorretto – spiega – ha commesso una porcata nei miei confronti».
La vicenda: l’anno scorso Bruneau chiede di far passare sotto il suo obiettivo, come già fatto con altre opere d’arte classica in passato, i Bronzi di Riace. Autorizzazione concessa dagli uffici della soprintendenza reggina, ma a patto che le foto, come si conviene in questi casi, siano poi controllate e avallate. Tutti d’accordo. Ma, quando sale in cattedra, il fotografo si sbizzarrisce e ”addobba” le statue dei due guerrieri come se fossero due icone del gay pride. Il tutto sfuggendo alla vigile (si fa per dire) supervisione dei custodi. Quelle foto, stando alla versione del soprintendente, sono sfuggite anche al controllo. E pochi giorni fa sono finiti sui tabloid nazionali e internazionali. «Se lo rivedo lo prendo a calci – continua la Bonomi – adesso non escludo che il museo gli chieda i diritti e un risarcimento». Intanto, ora più che mai, dopo questo ”sopruso” i Bronzi, conclude la Bonomi, non si muovono da Reggio Calabria. L’Expo milanese, che li aveva richiesti per il prossimo anno, può farci una croce sopra.