Ogni cosa a suo tempo

Giunta al suo ultimo appuntamento espositivo ha inaugurato negli gli antichi matronei della basilica di santa Maria Maggiore la quinta edizione di Ogni cosa a suo tempo manifestazione curata da Stefano Raimondi e Mauro Zanchi e organizzata in collaborazione tra la fondazione MIA, la Gamec di Bergamo e the Blank Bergamo contemporary art. Una doppia personale riservata ai due artisti Den Rees e Francesco Arena impegnati nell’indagare le relazioni tra opera, tempo e luogo in uno spazio che apre un confronto tra l’arte del passato e quella contemporanea e offre al pubblico opere appositamente realizzate e dedicate a questo dialogo temporale.

Ogni cosa a suo tempo citazione da omnia cum tempore tratta dal Qoelet o Ecclesiaste, uno dei testi contenuti nella bibbia cristiana ed ebraica, sta a significare che ogni cosa ha il suo tempo ed è inserita nel suo tempo. Da questa riflessione nasce il progetto biennale d’arte contemporanea nei matronei della basilica di  Bergamo, che coinvolge artisti rappresentativi del panorama nazionale e internazionale chiamati a rinnovare e riattualizzare il dialogo tra il grande e maestoso cantiere della basilica, in attività per oltre sette secoli, e l’attuale sperimentazione artistica. Dopo il primo ciclo di tre mostre con le partecipazioni di Adrian Paci e Andrea Kvas, Daniel Knorr e Riccardo Beretta, David Adamo e Ettore Favini e la prima esposizione del ciclo 2012 con Navid Nuur e Alis Filliol, Ogni cosa a suo tempo chiude i suoi appuntamenti con l’arte di Dan Rees e Francesco Arena.

Il monumentale lavoro di Dan Rees prende spunto dalla chiusura delle arcate e delle finestre del matroneo avvenute nel susseguirsi dei lavori al cantiere della chiesa; queste barriere, realizzate in cemento, sono facilmente visibili e staccano nettamente dalle pietre che compongono i muri dello spazio. L’artista ricopre con l’utilizzo di oltre 400 kg di plastilina industriale gli spazi chiusi e li trasforma in vetrate fluide e colorate, capaci di richiamare nell’immaginario uno spazio esterno non tralasciando un velo di ironia ed esponendo ad esempio i suoi monocromi agganciati a lunghi appendiabiti. Francesco Arena ripensa la storia italiana e i suoi personaggi rielaborandoli in chiave visiva e realizza tre nuovi lavori che nascono dal rapporto con il luogo e la sua storia. Uno di questi è la riproduzione della lapide di Donizetti, sepolto nella basilica, con l’iscrizione latina hic jacet che verrà poi portata nei matronei e qui spezzata per subire l’aggiunta della scritta non.

fino al 7 ottobre

Basilica di santa Maria Maggiore, piazza Duomo, Bergamo

info: www.operapiamia.it