Il Nouveau Réalisme torna nel tempio dell’arte con Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely

Al Grand Palais un viaggio nell’esplosivo universo di Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, guidato dallo sguardo visionario di Pontus Hulten. Un’alleanza creativa che ha dato forma a un’arte libera e fuori da ogni schema

Sarà dal 26 giugno 2025 al 10 gennaio 2026 che si apriranno finalmente le porte del Grand Palais, pronto ad accogliere la mostra Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely, Pontus Hulten con le opere di una delle coppie più leggendarie del Novecento. Come curatore, Pontus Hulten vuole ripercorrere l’operato e la storia dei due artisti, che uniti da un amore viscerale e da un’idea comune dell’arte come gesto di rottura, hanno vissuto e creato in simbiosi, giocando con la materia e sovvertendo le convenzioni. L’esposizione è una retrospettiva sull’operato della coppia d’artisti e un luogo di riflessione. Hulten desidera mostrare quanto la loro arte sia dirompente, coinvolgente e pluridisciplinare. È una chiamata all’immaginazione e alla libertà di pensiero, soprattutto per le nuove generazioni, che in quell’universo di ribellione e invenzione possono trovare strumenti per leggere e reinventare ciò che vivono. Saranno presentate alcune fra le piu emblematiche opere del binomio, ma anche vari filmati d’archivio e documentazione artistica inediti.

Lo sguardo anticonformista di Pontus Hulten

Ma questa mostra non è soltanto un omaggio a due spiriti ribelli, è anche un ritratto a tre voci, costruito attorno alla figura di Pontus Hulten. Curatore visionario e primo direttore del Centre Pompidou, è grazie al suo sguardo anticonformista che molte delle opere dei due artisti hanno trovato casa nei musei e nei cuori del pubblico. Hulten infatti non fu soltanto un mediatore, fu un ponte tra l’istituzione artistica e l’utopia delle loro creazioni. Ha trasformato un sogno artistico in realtà pubblica.

Un’inno alla libertà

Il percorso espositivo si snoda come un racconto tra opere storiche e installazioni. Rivivono, tra le altre, l’iconica Nana géante della mostra Hon del 1966, dove il pubblico entrava nel corpo monumentale di una donna, e l’irriverente Crocrodrome de Zig & Puce, creatura ibrida e giocosa ospitata nel Forum del Pompidou nel 1977.

L’allestimento nasce da un dialogo tra le collezioni del Centre Pompidou e prestiti internazionali, restituendo tutta la complessità e la forza di un’esperienza artistica fuori dal comune. È una mostra che parla d’amore, di libertà e di sovversione alle regole, in cui l’arte diventa strumento di rivoluzione e sogno condiviso.

Tra amore e rivoluzione

«Per me, l’arte è una forma di rivolta totale e completa», affermava Jean Tinguely. Con questa convinzione radicale, dichiarava guerra alla staticità dell’arte tradizionale, proponendo una via di fuga da ciò che definiva come “pietrificazione”. Così nacquero le sue celebri Machines Inutiles: marchingegni animati, assemblaggi di materiali di scarto, frammenti di oggetti dimenticati. Sculture grottesche e giocose, che sembravano beffarsi, ed elevare al tempo stesso, la funzione stessa dell’arte.

Al suo fianco, Niki de Saint Phalle seguiva un impulso affine, ma ne traduceva la forza in forme opposte. Anche lei spinta da uno spirito di ribellione, ma con lo sguardo rivolto alla celebrazione. Le sue Nanas per esempio, creature rotonde, sfacciate e colorate, sono esplosioni di vita e libertà. Sono icone danzanti della femminilità emancipata.

Non fu mai una gara di protagonismo fra i due artisti, ma una danza a due voci. Due visioni che si intrecciavano senza mai soffocarsi, lasciando che l’energia dell’uno accendesse l’immaginazione dell’altro. Questa mostra è un invito a scoprire un’arte che ha ancora oggi il potere di stupire e di smuovere, ma anche di far sorridere.