Labubu, il mostriciattolo peloso fa impazzire anche Art Basel 2025

Da gadget virale a oggetto di collezione. Labubu sembra essere la nuova frontiera del business di arte contemporanea, conquistando un pubblico sempre più esteso

Alla prestigiosa fiera d’arte contemporanea Art Basel 2025, non sono state le installazioni concettuali né le opere provocatorie a far scalpore per prime, ma un piccolo elfo peloso dal sorriso malizioso: Labubu. Creatura dell’artista hongkonghese Kasing Lung, Labubu è un ibrido tra peluche e feticcio da borsa, amatissimo dalla Generazione Z e divenuto virale sui social, dove viene sfoggiato come charm su zaini e accessori.

In particolare, ad aver lanciato la moda è stata la cantante K-Pop Lisa delle Blackpink, che in un’intervista a Vogue ha detto “Labubu is my baby”. Da lì in poi, questi accessori hanno iniziato a comparire sulle borse di alcune celebrità, come Rihanna e Dua Lipa, che ne hanno spinto ulteriormente la loro diffusione

La novità di quest’anno è stata la collaborazione ufficiale con la fiera di Basilea, che ha realizzato una statuetta in edizione limitata di 100 esemplari, color blu iconico della fiera, con Labubu in mano a una livella a bolla, simbolo ironico per «appendere l’arte come si deve». Ogni pezzo, venduto a 200 franchi svizzeri, è andato a ruba in meno di mezz’ora, dimostrando come il fenomeno abbia superato il semplice gadget per trasformarsi in un vero e proprio oggetto di culto.

La statuetta più preziosa ha raggiunto cifre da capogiro: una versione a grandezza naturale è stata venduta dalla casa d’aste di Pechino Yongle International Auction per 1,08 milioni di yuan, circa 150 mila euro. Un’asta che conferma come il pupazzo non sia più solo un prodotto pop ma un asset di mercato, con collezionisti pronti a speculare anche sull’effimero successo spropositato.

Il secondo round di vendita, avvenuto il 10 giugno, ha imposto limiti rigorosi per evitare un eccesso di acquisti, ma resta aperto il dibattito sulla direzione che l’arte contemporanea sta prendendo. Labubu rappresenta una svolta verso una cultura dell’arte più leggera e giocosa o è il sintomo di un mondo dell’arte in cerca di profitti facili, appiattito sulla moda e la viralità?

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