È la Fondazione Memmo a ospitare la prima mostra istituzionale a Roma dell’artista Anthea Hamilton. Curata da Alessio Antoniolli, l’esposizione si intitola Soft You e pone in dialogo installazione, scultura, film e performance per rielaborare contenuti visivi appartenenti alla cultura dominante, indagata attraverso una lente soggettiva che suggerisce uno spostamento della percezione. Visitabile dall’8 maggio al 2 novembre 2025, la mostra include installazioni immersive e ambienti attraverso cui l’artista presenta una realtà nella quale i ruoli di genere, la sessualità, la vita domestica e le diverse tradizioni culturali vengono esplorate come nozioni fluide e in continua evoluzione.

Anthea Hamilton tra Shakespeare e Roma
Soft You, il cui titolo è preso in prestito dall’ultimo monologo di Otello in Shakespeare, ridefinisce tre punti cardine della ricerca di Hamilton: il protagonista shakespeariano, la città di Roma e la pratica stessa dell’artista. A partire da Othello: A Play, la stage performance realizzata nel 2024 in collaborazione con Delphine Gaborit per il centro artistico De Singel (Anversa), la mostra espande ulteriormente le possibilità performative della ricerca scultorea e installativa di Hamilton. Pur attingendo a fonti autobiografiche, il lavoro di Hamilton non si fonda sulla sua storia personale, ma intreccia motivi visivi e culturali per superare l’esperienza individuale e confrontarsi con narrazioni collettive e memorie condivise.
Per l’artista, Shakespeare e Roma, in quanto “pilastri culturali”, si presentano come archetipi iconici, offrendo un linguaggio visivo capace di trascendere le epoche storiche. In Soft You, Hamilton rivisita un leitmotiv ricorrente nei suoi primi lavori – quello delle legs – ponendolo in dialogo con Roma. Sotto forma di scultura, oppure declinato come elemento decorativo, questo pattern diventa parte integrante dello spazio espositivo, per trasformarsi in un fregio oppure in un oggetto in scala tridimensionale. Echeggiando il carattere essenziale dell’antica numerazione romana, questo leitmotiv evolve fino a diventare un linguaggio a sé.


In mostra anche collaborazioni
Con questa mostra, connettendo Otello, Roma e la sua stessa ricerca, Hamilton torna al “grado zero” come marcatore di un prima e di un dopo. Nei nuovi lavori presentati, l’artista attinge a un ampio spettro di riferimenti visivi, adottando un approccio che procede per associazioni e che mescola storia del design, architettura e moda, dando così origine a una variante inedita. Soft You include una collaborazione con Alice Rivalta per un mosaico realizzato con la tecnica Rankaku, un antico metodo giapponese di intarsio che utilizza gusci d’uovo di quaglia per decorare piccoli oggetti preziosi, come gioielli. Hamilton applica questa tecnica a uno scrittoio, legato con una corda Shibari e progettato in collaborazione con Pietroarco Franchetti.
In mostra anche una serie di paraventi in metallo specchiante, chiaro riferimento ad un’architettura che gioca con la luce attraverso la superficie riflettente, e una serie di collage tratti dalla documentazione fotografica di Othello: A Play, scattata da Tanguy Poujol. Esposte anche una collaborazione con il designer di fragranze Ezra-Lloyd Jackson, Direttore creativo di deya, e delle sculture in tessuto. Attraverso elementi che spaziano tra epoche e geografie diverse, l’artista crea un linguaggio ibrido, in cui i dettagli si fondono senza soluzione di continuità.
