Roma torna al centro del dibattito culturale con un evento che ha proposto una riflessione collettiva e multidisciplinare sul volto reale della città contemporanea. L’incontro, ospitato dal MAXXI il 6 maggio 2025 nella sala Carlo Scarpa, ha chiamato artisti, architetti, curatori e ricercatori a interrogarsi sul futuro della Capitale. Un’occasione per osservare Roma non più come un luogo immobile e schiacciato dal suo passato, ma come un laboratorio attivo in grado di accogliere nuove visioni. Al centro della discussione due progetti simbolici di Spazio Taverna: Le 10 Porte del Futuro e Murales, esempi concreti di come l’arte e l’architettura possano fungere da catalizzatori per una trasformazione urbana consapevole e condivisa.
A seguito di una breve introduzione di Elena Tinacci, Coordinatrice MAXXI Architettura e Design contemporaneo, sono intervenuti Marco Bassan (Fondatore Spazio Taverna), Jacopo Costanzo (Co-Fondatore Warehouse of Architecture and Research) e Lorenzo Marinone (Delegato del Sindaco alle Politiche Giovanili) con la moderazione di Ludovico Pratesi (Fondatore Spazio Taverna).
Roma contemporanea: immagine resistente e visione necessaria
Ad aprire l’incontro è stata Elena Tinacci che ha delineato fin da subito il nodo centrale della riflessione: l’immagine reale della Roma di oggi. Non una Roma immobile o residuale, ma un organismo urbano complesso, vivo e resistente. “Roma è eternamente al centro del dibattito contemporaneo,” ha affermato Tinacci, evidenziando come la città esista non solo ontologicamente, ma attraverso una fenomenologia che la rende attiva e rilevante. Nel suo intervento ha richiamato l’importanza di progetti che affrontano la città con una visione propositiva, capaci di relazionarsi criticamente con il passato e, al tempo stesso, aprire varchi verso nuove prospettive.
La riflessione si è quindi concentrata sulla necessità di restituire alla Capitale una dimensione attiva attraverso pratiche artistiche e progettuali in grado di tradurre la sua complessità in forme visibili, accessibili e partecipate. In questo senso, l’arte e l’architettura non sono presentate come discipline autonome, ma come strumenti attraverso cui leggere, interpretare e riscrivere la città.

Spazio Taverna e le 10 Porte del Futuro: palinsesto visionario
Il progetto Le 10 Porte del Futuro, ideato da Spazio Taverna, è stato uno dei casi studio centrali dell’incontro. La rassegna ha visto protagonisti dieci artisti under 40 selezionati da Spazio Taverna e dieci architetti individuati tramite open call da Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia. Insieme hanno lavorato alla reinterpretazione delle porte delle Mura Aureliane trasformandole in dieci installazioni temporanee che fungono da porte immaginarie verso il futuro della città.
Durante l’evento è stato più volte sottolineato il valore simbolico della porta intesa non solo come soglia fisica, ma come dispositivo concettuale. Marco Bassan ha dichiarato: “Ogni volta che si apre una porta, si apre anche un tempo. E in questo tempo bisogna saper stare. Non si può solo fare, bisogna anche attendere”. Le porte diventano così luoghi di passaggio, ma anche spazi di attesa e riflessione.
Il progetto è stato concepito come un esercizio collettivo in cui l’interdisciplinarità ha permesso un confronto costruttivo tra linguaggi artistici e pratiche architettoniche. Le installazioni, pur temporanee, hanno lasciato un segno duraturo suggerendo nuove modalità di interazione tra cittadino e spazio pubblico. Le porte, solitamente marginalizzate e chiuse all’uso, sono diventate luoghi di attraversamento simbolico generando quella che è possibile definire come una “cartografia affettiva della Roma di oggi”.
Il progetto ha anche mostrato come la valorizzazione dell’esistente possa avvenire senza cancellare la memoria, ma anzi proprio a partire da essa, rendendola materia viva di nuove narrazioni.


Murales: Un cantiere estetico a Piazza Venezia
Altro fulcro del dibattito è stato Murales, un intervento d’arte pubblica situato a Piazza Venezia e realizzato in dialogo con il cantiere della Metro C e con il sostegno del Comune di Roma. Il progetto ha trasformato parte del cantiere in superfici espositive per artisti contemporanei rendendo visibile una nuova estetica urbana nel cuore simbolico della città.
Il progetto nasce da una soluzione tecnica: la stampa digitale di immagini su pannelli temporanei. Ma dietro questa semplicità si cela una visione più ambiziosa: quella di “portare l’immaginario contemporaneo all’interno di una città che per sua natura fa resistenza alla modifica”. Il contesto monumentale di Piazza Venezia è dunque reinterpretato non come vincolo, ma come sfida creativa. L’aspetto innovativo del progetto sta nella sua natura dinamica: ogni quattro mesi nuovi artisti vengono chiamati a intervenire sulle superfici del cantiere generando un flusso continuo di immagini e visioni. Questa rotazione costante non solo mantiene viva l’attenzione del pubblico, ma stimola una riflessione continua sul paesaggio urbano e sulle sue possibilità di trasformazione.
“Il romano di base è scettico per natura, quindi quello che non succede non esiste. Se poi una volta succede, possono accadere delle cose fantastiche”. Murales si configura così come una piattaforma di sperimentazione in grado di attivare l’immaginazione collettiva e restituire alla città un futuro aperto.

