L’American Academy in Rome accoglie Monia Ben Hamouda e Clarissa Tossin

Con l’edizione 2024 il MAXXI BVLGARI PRIZE ha lanciato una grande novità. La Fondazione Bulgari ha infatti previsto per il vincitore un periodo di residenza all’American Academy in Rome con un artista selezionato tra i partecipanti all’ultima edizione della Whitney Biennial. Protagoniste della nuova Affiliated Fellowship, sostenuta anche dal MAXXI e dal Whitney Museum, sono Monia Ben Hamouda (Milano, 1991), a cui è stato assegnato il MAXXI BVLGARI PRIZE 2024 con l’opera Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X, e Clarissa Tossin (Porto Alegre, 1973), la cui opera video Before the Volcanoes Sing è stata esposta alla Whitney Biennial 2024. Le due artiste saranno in residenza all’American Academy in Rome fino al 3 luglio 2025, dove vivranno e lavoreranno a contatto con la comunità multidisciplinare dell’istituzione dando vita a nuove occasioni di scambio e di crescita.

Un dialogo tra Paesi e istituzioni

Il coinvolgimento nel progetto di due prestigiose istituzioni come il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo e il Whitney Museum of American Art consente non solo di creare un nuovo ponte culturale tra l’Italia e gli Stati Uniti, ma offre anche l’opportunità di accogliere nella comunità dell’Accademia artisti di rilievo emergenti dal principale premio italiano dedicato al sostegno e alla promozione delle nuove generazioni e dalla più longeva rassegna sull’arte americana.

Le opere prodotte durante la residenza saranno presentate al pubblico a giungo all’American Academy in Rome. «La collaborazione di Fondazione Bvlgari e American Academy in Rome con MAXXI e Whitney Museum rappresenta un modello di come attori di natura diversa, e di differenti paesi, possano lavorare insieme per promuovere una crescita culturale. L’Accademia Americana è da sempre impegnata nel sostegno alla creatività artistica, e sempre aperta a lavorare con altre istituzioni, musei e collezioni per contribuire al discorso artistico contemporaneo», ha affermato Peter N. Miller, Presidente e CEO dell’American Academy in Rome.

Le artiste in residenza all’American Academy in Rome

Hanno cominciato il loro periodo romano Monia Ben Hamouda e Clarissa Tossin, rispettivamente vincitrice del MAXXI BVLGARI PRIZE 2024 e artista selezionata alla Whitney Biennial. Con una pratica artistica che riflette la complessità della sua identità interculturale, Monia Ben Hamouda ispirazione dalle sue radici italo-tunisine e dal sincretismo culturale reinventando alcuni dei canoni estetici consolidati attraverso un processo di contaminazione dei segni.

Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X (2024), opera vincitrice del MAXXI BVLGARI PRIZE, è un’installazione composta da dieci pannelli di ferro intagliati a laser, che tratteggiano motivi ispirati alla calligrafia islamica e alle forme di moschee. I segni sono stati rielaborati dall’artista tramite l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Dipinte con tecniche miste che includono le spezie profumate della paprika, della cannella e ibisco, le lastre sono installate in modo invertito alla parete di fondo della galleria di Zaha Hadid, fungendo da cortina invalicabile al passaggio ma non alla vista. L’opera, più che ergersi, sembra sul punto di collassare, sollecitando una riflessione sulla decadenza delle strutture culturali e religiose, e mettendo in luce la fragilità delle identità contemporanee.

Vive invece a Los Angeles Clarissa Tossin, che nel suo lavoro utilizza principalmente video e installazioni per produrre narrazioni alternative delle geografie definite da sistemi di colonizzazione e processi di sfruttamento. Spaziando dalla foresta pluviale amazzonica ai crateri marziani, Tossin fonde ricerca e narrazione per proporre storie e futuri speculativi che potrebbero guidare il nostro incerto presente. L’opera che ha presentato nell’ottantunesima Whitney Biennial, Even Better Than the Real Thing, è Mojo’q che b’ixan ri ixkanulab’/Antes de que los volcanes canten/Before the Volcanoes Sing (2022). Come indica il titolo trilingue, il film considera la traduzione e la risignificazione delle forme linguistiche nella diaspora maya, ripercorrendo il movimento dei popoli maya e dei loro beni culturali attraverso diversi spazi e temporalità.