Thomas Schütte, una genealogia in mostra a Venezia

Punta della Dogana ospita la produzione multiforme di Thomas Schütte, che combina umorismo e tensione tragica

In una sottile lingua di terra triangolare che separa il Canal Grande dal Canale della Giudecca si trova Punta della Dogana, sede veneziana della Pinault Collection dal 2009. In questo spazio, dove il confine tra città e laguna si dissolve, l’arte contemporanea dialoga con la storia della Serenissima e con il paesaggio unico che la circonda.

Fino al 23 novembre 2025, Punta della Dogana ospita Genealogies, un’ampia retrospettiva dedicata alla produzione di Thomas Schütte (Oldenburg, 1954): un insieme di opere che, tanto per l’imponenza fisica di alcune sculture quanto per l’ampiezza della ricerca concettuale, riflette la profondità e la sperimentazione della sua pratica artistica. Un lavoro che si muove tra scultura, pittura e disegno, con l’impiego di materiali differenti, tra cui bronzo, ceramica, vetro e alluminio.

La maggior parte delle opere in mostra proviene dalla Pinault Collection; le restanti, inedite e prestate direttamente dall’artista, sono in prevalenza lavori su carta. Questi ultimi rivelano un lato più intimo della sua produzione, in cui la materia prende forma e si trasforma in espressione fisica. È proprio il disegno a costituire il fulcro della mostra, ed è da qui che si giustifica il titolo. Genealogia significa risalire all’origine, individuare un punto da cui tutto ha inizio. Esporre i propri disegni significa, per Schütte, rendere visibile la matrice della sua pratica: è sulla carta che le forme prendono vita per la prima volta. Ma genealogia significa anche mantenere un contatto diretto con il passato, e dunque con la storia dell’arte. In Schütte si percepisce chiaramente la cura con cui l’artista si confronta con questa tradizione, reinterpretandola in chiave personale.

Tra le opere esposte figurano alcuni dei centoventi Ceramic Sketches, realizzati tra il 1997 e il 1999: schizzi tridimensionali in ceramica che raffigurano corpi femminili in varie pose. In questo lavoro, Schütte rielabora il topos classico della donna distesa. Tradizionalmente simbolo di desiderio e contemplazione, il corpo femminile è qui riproposto attraverso forme imperfette, che accennano a una sensualità sommessa e decostruita. Oppure, come nel caso di Aluminiumfrau Nr. 18, un busto di donna in alluminio, l’erotismo è esasperato, fino a diventare crudo e grottesco. Alla fine degli anni ’70, quando l’arte astratta e minimalista dominavano il panorama internazionale, Schütte sceglie di recuperare la figura umana, esplorandone la fragilità e la complessità psicologica.

Ad aprire il percorso espositivo è Mutter Erde, un’imponente scultura in bronzo collocata all’esterno dell’edificio, che raffigura una figura femminile ispirata all’archetipo della Madre Terra. Realizzata nel 2024, è la prima opera dell’artista a rappresentare una donna in posizione eretta. Il pendant maschile è Vater Staat [Padre Stato o Padre Patria], collocato all’interno, con lo sguardo rivolto verso il mare. L’opera è un’allegoria dello Stato: vecchio e statico, come suggerisce l’assenza di braccia — nascoste sotto la veste — che priva la figura di qualsiasi gesto d’azione. In questa mancanza si coglie un riferimento a Rodin, in particolare al Monumento a Balzac: una scultura inizialmente in gesso e per lungo tempo oggetto di critiche, perché ritenuta incapace di rendere giustizia alla figura commemorata. Tuttavia, Rodin intendeva restituire la forza mentale e spirituale di Balzac, più che quella fisica.

Dal “non finito” del realismo drammatico di Rodin, Schütte trae ispirazione. La vena umoristica che attraversa la sua produzione non annulla la tensione tragica, ma anzi la amplifica, restituendo quel tono dolceamaro del paradosso che caratterizza gran parte della sua riflessione politica e sociale, soprattutto a partire dagli anni ‘90. Anche nei disegni, Schütte riesce a dar voce a queste riflessioni. In Crime Has No Face, dalla serie Requiem (1992), si riflette sulla difficoltà di individuare il male, soprattutto nei sistemi di potere: il volto non è identificabile, il crimine è impersonale, l’uomo è, in qualche modo, colpevole per definizione. Schütte gioca con il simbolismo tradizionale, riattualizzandolo. La sua pratica, che unisce perizia tecnica e profondità concettuale, si fa strumento di satira e di indagine esistenziale sull’essere umano e le sue maschere.

Genealogies
Dal 6 aprile al 23 novembre 2025
Punta della Dogana – Dorsoduro 2, Venezia
info: pinaultcollection.com

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