Pippa Bacca a Milano, tracce di una ricerca che innesta arte e vita

Al “Museo di Milano” una mostra ripercorre il viaggio artistico ed esistenziale dell’artista meneghina, tra viaggi, ritagli e abiti da sposa

Sarà visitabile fino a inizio settembre la mostra Pippa Bacca: innesti, curata da Mirco Marino e Rosalia Pasqualino di Marineo, sorella dell’artista, in collaborazione con la Fondazione Pippa Bacca, presso Palazzo Morando a Milano.

All’interno delle venti sale del piano nobile di Palazzo Morando il pubblico può vedere le opere dell’artista milanese innestarsi, come suggerisce il titolo, sulla collezione permanente che ripercorre la storia e le vicende del capoluogo lombardo tra l’Illuminismo e i primi anni del Novecento. Particolarmente azzeccata è dunque la scelta di collocare proprio in quello che è noto anche come il “Museo di Milano” una mostra dedicata a Pippa Bacca, al secolo Giuseppina Pasqualino di Marineo (1974-2008), milanese di nascita e fortemente legata alla città meneghina in cui tornerà sempre a seguito degli svariati viaggi che hanno costellato la sua esperienza artistica e personale.

Fulcro della mostra è la performance forse più nota di Pippa Bacca, Spose in viaggio, un itinerario in autostop iniziato l’8 marzo 2008 assieme a Silvia Moro e articolato in undici tappe, teatro di conflitti, che si sarebbe concluso a Gerusalemme ma che si è invece tragicamente interrotto il 31 marzo a Istanbul, dove l’artista è stata violentata e uccisa.

Pippa Bacca in una strada di Istanbul, 2008, photo Sirio Magnabosco 

Il percorso propone non solo una serie di fotografie che documentano alcuni momenti del viaggio, realizzate da Sirio Magnabosco, ma anche uno dei due abiti da sposa che l’artista ha fatto realizzare per compiere la sua performance, il tutto contestualizzato entro un discorso più ampio che propone al pubblico una panoramica della sua intera produzione artistica cominciata all’incirca agli inizi degli anni Novanta.

Le opere di Pippa Bacca sono collocate nell’ambito della collezione permanente di Palazzo Morando, secondo nessi per lo più tematici, e ci permettono di cogliere le questioni e i media prediletti dall’artista. Ricorrente è soprattutto la tecnica del ritaglio che le permette di ottenere opere al crocevia tra bidimensionalità e scultura. In mostra troviamo per esempio la serie Sirene (2005), costituita da varie sagome di carta verde che rappresentano le note creature mitologiche, collocate presso la Sala VII del Palazzo, la quale ospita una delle Sirene bronzee (1842) realizzate su disegno di Francesco Tettamanzi per il ponte del Naviglio di Via San Damiano.

Altro esempio è la serie Più oltre (2004) collocata nella Sala II dedicata ai “volti” dell’Illuminismo milanese tra cui spiccano, accanto a Maria Teresa d’Austria, Cesare Beccaria e Vincenzo Monti: si tratta di un gruppo di fotografie ritagliate a forma di mezzi di trasposto (una bicicletta, una barca, un dirigibile) dei volti delle persone che hanno offerto un passaggio all’artista durante i suoi viaggi in autostop. Quelle di Più oltre si pongono come opere-soglia non solo dal punto di vista tecnico, in quanto “sculture bidimensionali”, ma anche dal punto di vista concettuale poiché evidenziano come l’arte possa realmente configurarsi come relazione tra sé e l’altro, ulteriore tema centrale nell’arte di Pippa Bacca.

Il concetto di soglia, di confine liminale tra elementi, torna anche in un’altra serie, intitolata Mutazione chirurgica (2004), nella quale il materiale tagliato non è più la carta bensì delle foglie, inserite in eleganti cornici dorate collocate per questa mostra nella Sala V assieme a quadretti di scorci milanesi, ora urbani ora immersi nel verde. Mentre queste piccole tele ottocentesche ci mostrano un connubio tra dimensione naturale e artificiale, tra vegetazione spontanea ed edilizia umana, Pippa Bacca – come ricorda il filosofo e curatore Giorgio Bonomi – ci invita a riflettere sullo statuto ontologico di quelle foglie: l’artista infatti le ritaglia in modo da modificarle artificialmente e farle sembrare foglie diverse, appartenenti ad altre piante. Dunque quella foglia come può essere definita? È la foglia originale oppure quella che è diventata dopo aver subito questa “mutazione chirurgica” ad opera dell’artista?

Tale ambiguità investe poi anche la stessa artista che nel 2006 decide di assumere cinque personalità diverse (Giuseppina Pasqualino di Marineo che però esiste solo all’anagrafe, Pippa Pasqualino di Marineo che lavora in un call center, l’artista Pippa Bacca, la curatrice Eva Adamovich e il supereroe Coniglio Verde), due delle quali vengono immortalate da Camilla Micheli in uno scatto intitolato Ritratto presunto di Pippa ed Eva (2007), posto nella Sala XIV in mezzo a svariati ritratti di giovani nobildonne lombarde e che ricorda la celebre tela Portrait Présumé  de Gabrielle d’Estrées et un de ses soeurs (1594).

Il connubio tra vita e performance artistica raggiunge le sue estreme conseguenze nel già citato tour Spose in viaggio, paradigmatico di uno dei temi principali che attraversano la vita di Pippa Bacca, il viaggio per l’appunto, inteso come elemento archetipico e fondante non solo della Storia umana ma anche di quella personale dell’artista fin dalla sua giovinezza quando, nel 1987, affronta con la madre e le sorelle il Cammino di Santiago.

Pippa Bacca sceglie di attraversare Paesi martoriati da guerre e dolore vestita da sposa, per simboleggiare valori positivi di amore, pace e speranzosa aspettativa per il futuro. Durante il suo itinerario in autostop, Pippa Bacca conosce ostetriche locali che costituiscono per lei, in virtù della loro professione, vere e proprie ambasciatrici di vita: per questo, quando le incontra, le omaggia con un rituale di lavanda dei piedi. Questi momenti sono rievocati da alcuni scatti di Sirio Magnabosco collocati nella Sala X che emblematicamente ospita altre opere come la grande tela di Giacomo Campi dal titolo La passeggiata di beneficenza(1883) o Il refettorio del Pio Albergo Trivulzio (1919) di Angelo Morbelli, entrambe portatrici di esempi di umana carità e rispettosa compassione verso la vita dell’Altro.

Il percorso espositivo si conclude, infine, nella Sala dell’Olimpo dove è esposto uno dei due esemplari di abiti da sposa che Pippa Bacca ha fatto realizzare per la sua performance da Manuel Facchini, direttore artistico di Byblos: un abito bianco, vaporoso ma leggero, costituito da undici veli (uno per ciascuna tappa del viaggio) e ricamato con i simboli di alcuni Paesi coinvolti nell’itinerario, come l’acero del Libano o la luna della Turchia. Nella Sala dell’Olimpo, sotto al soffitto affrescato da Giovanni Antonio Cucchi con una Giunone a sua volta vestita di bianco e accompagnata da una probabile allegoria della città di Milano, ci troviamo dunque di fronte a due manichini: sul primo, l’abito che è rimasto a Milano e che Pippa Bacca avrebbe voluto confrontare con quello da lei indossato durante tutto il suo viaggio, in modo da valutarne le trasformazioni; il secondo, invece, è un manichino spoglio perché l’altro abito non è mai tornato a Milano. Il 31 marzo 2008, dopo soli ventitré giorni, il viaggio della sposa Pippa Bacca si interrompe violentemente a Gebze, in Turchia.

Il viaggio terreno di Pippa Bacca dunque si conclude ma la sua arte non ha finito di parlare. Questo è ciò che sembra dirci anche l’installazione di Cosimo Piovasco di Rondò dal titolo To shine (to Pippa Bacca), 2009-25, collocata a conclusione del percorso espositivo nella Galleria dei Busti e nella Galleria Cinese e costituita da una parete di lampadine a incandescenza accese, accompagnate da una macchina fotografica che scatta automaticamente delle fotografie in momenti diversi della giornata per registrare le variazioni di luce. Gradualmente, le lampadine cominceranno a fulminarsi, arrivando al termine della loro vita utile, ma resteranno comunque le fotografie che hanno bloccato alcuni istanti dell’esistenza dell’opera. L’installazione ragiona dunque sul tempo inteso sia come durata sia come istante e suggerisce una sorta di similitudine con la vita di Pippa Bacca a cui è esplicitamente dedicata: la luce dell’artista si è spenta in quell’ormai lontano 31 marzo del 2008 ma non si è spento il ricordo (oggi più che mai necessario) del suo messaggio di pace.

photo Danilo Borrelli

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