L’arte cura, letteralmente. Ecco i nuovi cerotti firmati Met e Band-Aid

"The Great Wave" di Hokusai e "Brother Rabbit" di Morris sono stampati sulle iconiche scatole di Band-Aid in una collaborazione con il Met

The Great Wave di Katsushika Hokusai è tra le immagini più riprodotte al mondo e ora è protagonista anche di un nuovo progetto a cui il Met ha dato il via con il marchio Band-Aid, noto per le sue scatole di pronto soccorso blu e rosse usate per curare tagli e graffi. Alcune xilografie giapponesi del XVIII secolo di Hokusai finiranno presto sugli scaffali delle farmacie insieme a un esemplare dell’artista britannico del XIX secolo William Morris, perché le opere saranno stampate non solo sulle scatole di soccorso ma anche sui cerotti che contengono.

I dettagli del nuovo progetto del Met con Band-Aid

Presenterà la dicitura “Designs by Hokusai” la scatola di metallo lanciata sul mercato a seguito della collaborazione tra Met e Band-Aid e su cui appare stampata la celebre The Great Wave. Al suo interno saranno presenti anche cerotti decorati con i dettagli tratti dalla stessa opera che costituisce l’identità visiva del progetto, ma anche di esemplari come The Lake at Hakone in Sagami Province 
Yellow Chrysanthemums on a Blue Ground. Presente nella selezione anche il famoso disegno Brother Rabbit di William Morris, che l’artista registrò nel 1882 e stampò tra il 1917 e il 1923. Nella scatola saranno presenti cerotti in tre misure.

Una diversa declinazione delle opere d’arte

Sono state diverse le collaborazioni curiose tra istituzioni museali o artisti e i brand più vari. Ha cominciato Andy Warhol con la sua riproduzione pittorica delle lattine di zuppa Campbell e la sua versione delle scatole del marchio Brillo, ma anche la recente collaborazione tra il Van Gogh Museum di Amsterdam e Pokemon, che ha portato l’istituzione a livelli di visite mai visti. Seguendo la scia di queste iniziative, il nuovo progetto lanciato dal Met con Band-Aid sembra declinare una visione dell’arte non solo più accessibile e più fresca, immaginandola come forma di cura, ma anche per aumentare la visibilità del museo anche al pubblico non tradizionale e celebrare un’arte senza tempo.

Articoli correlati