«Questa è la storia di come un granchio geloso convinse il suo padrone a credere di essere l’amore della sua vita». È la quarta di copertina di Le lanterne di Nedzu, graphic novel scritto e disegnato dal poliedrico Rui Tenreiro, nato in Mozambico nel 1979 e residente in Svezia (dove porta avanti i suoi progetti artistici insieme all’attività di advertising strategist). Dall’Africa all’Europa passando per il Giappone. Già, perché questo racconto a fumetti (cartonato con sovraccoperta, 122 pagine a colori, 28 euro), edito in Italia da Saldapress, è contraddistinto da uno stile unico e inconfondibile, che si ispira alla raffinata sensualità delle tradizionali stampe nipponiche, ma è influenzato anche dai manga gekiga (letteralmente “immagini drammatiche”, la parola “gekiga” indica un genere di fumetti, che nasce e si sviluppa negli anni Sessanta, rivolto a un pubblico maggiorenne) e dal cinema di Yasujirō Ozu (sceneggiatore e regista giapponese morto nel 1963, è stato omaggiato da cineasti del calibro di Wim Wenders).


Parliamo di un’opera avviluppata da un’atmosfera notturna ed enigmatica, contraddistinta da ombre e silenzi. Da parte sua, Tenreiro – professionista attivo nel mondo del fumetto e dell’illustrazione a stelle e strisce (dalla casa editrice McSweeney’s al periodico “The New Yorker” al quotidiano “The New York Times”), ma anche del grande schermo e della animazione – ha plasmato un racconto illustrato «il cui tema fondante è quello dell’amore e dell’inganno», ammette lui stesso. Che aggiunge: «Tempo addietro stavo leggendo Botan Dōrō di Lafcadio Hearn e nella storia (un kaidan giapponese), mi colpì un passaggio che tratteggiava i suoni della natura, come quelli degli insetti e di un piccolo ruscello». Una descrizione minuziosa che ha avuto un vero e proprio richiamo emotivo per Tenreiro. «Per un attimo mi sono sentito trasportato a casa mia, in Mozambico, con la sua natura così avvolgente e i suoni che distinguevo. Ho quindi visualizzato graficamente la storia che stavo leggendo in un contesto che sentivo mio».

Nasce da qui la storia, che rimanda all’anno in cui i villaggi di Nedzu (appunto) e Adaeze si incontrano nel grande campionato dei granchi. Okoye ha addestrato il granchio Asagwara per rappresentare Nedzu nella lotta contro il villaggio vicino (il cui granchio, invece, è stato ammaestrato dalla bellissima Efe). Il duello è all’ultimo sangue (“che la gara mortale abbia inizio”) e a trionfare è Asagwara (“ben fatto, contiamo su di te anche per il prossimo anno”). Rientrando a casa, Okoye incontra nuovamente Efe e tra i due esplode la passione. La loro storia d’amore, però, infiamma la gelosia del granchio (“Asagwara aveva un forte attaccamento a Okoye”), che trascinerà l’uomo in un incubo a occhi aperti (“il legame di Asagwara con il suo umano si era spezzato”).


In bilico tra la novella, l’intreccio amoroso e il racconto di fantasmi – dove il fantastico e il reale si fondono, per poi confondersi – Le lanterne di Nedzu (pubblicato anche in Svezia, Norvegia e Francia) è un singolare viaggio nell’ossessione umana. Un racconto a fumetti che indaga l’amore e le relazioni interpersonali in ogni loro sfumatura. Da leggere con in sottofondo la soundtrack dedicata (ascoltabile al link nedzu.bandcamp.com), per godere di un’immersione totale. Chiosa Tenreiro: «Alcuni fanno resistenza all’idea che esista un collegamento tra fumetto e cinema. Secondo me invece i due linguaggi hanno tanto in comune, come ad esempio il ritmo, i dialoghi, le immagini, la scelte estetiche e quella di un formato, l’atmosfera, i suoni e – in alcuni casi, come in quello di Le lanterne di Nedzu – anche la presenza di una colonna sonora».

Info: www.saldapress.com