Un’isola, come quella della Giudecca, è il luogo ideale per indagare il tema del viaggio. Partenza e approdo, elementi centrali di un’epica antica, sono alla base di una storia che ha segnato profondamente la cultura europea. Un racconto che, da decenni, vede l’Odissea ripresentarsi nelle rotte verso le Americhe. La mostra Katasterismòs, ospitata negli spazi di SPUMA fino al 30 marzo 2025, è la seconda personale di g.olmo stuppia (Milano, 1991) e riflette su questi archetipi e sulle loro trasposizioni nella contemporaneità, intrecciando mito e storia in un dialogo con il presente. L’esposizione, curata da Giuseppe Amedeo Arnesano, Elena Cera e Giulia Gelmi, si sviluppa in relazione alle opere di altri artisti, creando un intreccio di visioni che amplifica il discorso sul viaggio e sulla memoria.

Il catasterismo è il processo attraverso cui una figura divina, eroica, oppure oggetti e animali, vengono trasformati in stelle o costellazioni. Questo concetto, tipico della mitologia greca, ricorre in molte storie, spesso legate agli dèi o agli eroi che, dopo la loro vita terrena, vengono consegnati all’eternità del cielo. L’intero percorso espositivo ruota attorno al quinto episodio Fireflies in New York, del film Marrying in the Night. Il ciclo ha preso forma nel 2022 all’interno del Public Program del Padiglione Italia per la 59ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, a cura di Eugenio Viola.
Il video di g.olmo stuppia proiettato in mostra, racconta il viaggio per mare di tre ragazzi da Venezia a Manhattan. Non esiste un tempo narrato: quei giovani potrebbero appartenere tanto al presente quanto al passato. La vela, intrecciata con tessuti di alta moda e documenti storici sull’imponente migrazione italiana verso l’America, si leva maestosa sul mare. Ma alla fine, brucia sotto la Statua della Libertà, icona di un tardo-capitalismo ormai al collasso, incapace di mantenere le promesse fatte ai viaggiatori. Bruciare è l’unica soluzione: un gesto irreversibile che avvicina all’immortalità quella storia cucita. La materia eterna delle stelle appare simile a quella delle ceneri della vela, conservate all’interno di anfore esposte in mostra, accanto alle altre due vele ideate dall’artista.

Nella prima sala, l’installazione Cenere di Arianna Marcolin (Schio, 1998) esplora la sua essenza ossimorica: sebbene impalpabile, riesce a comporre lettere, parole e frasi capaci di resistere nella mente, sfidando qualunque folata di vento. Nella stessa stanza, il video dell’installazione α ιγ λζ: 1, 13, 37 di Diego Gelosi (Pavullo nel Frignano, 1999) mostra la Madonnina del Duomo di Milano che affiora a fatica nella foschia dello smog. Un’immagine emblematica di una città dove molti italiani sono costretti a migrare in cerca di un lavoro migliore. La speranza, citando un articolo di Pier Paolo Pasolini, è che possano ritornare le lucciole, estinte dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua.
Per far fronte all’industrializzazione che spegne le lucciole, simbolo del passato, la soluzione è il catasterismo: affidare i ricordi a una luce eterna, che non può essere cancellata. Le generazioni di stelle rappresentano il processo che rende eterni i ricordi, ma simboleggiano anche il dialogo, in uno stesso spazio senza tempo, tra figli di epoche diverse che hanno affrontato la stessa rotta.
