È quasi tempo di Biennale e l’Italia ci arriva con un progetto corale. Alla 19. Mostra Internazionale di Architettura il padiglione curato da Guendalina Salimei racconterà infatti l’intelligenza del mare attraverso una prospettiva rinnovata sulla penisola, osservata dal punto di vista del Mediterraneo. Diversi i dettagli sul progetto emersi negli scorsi mesi, dal concept del padiglione fino all’open call lanciata a progettisti, studiosi e operatori culturali per riflettere sulle aree costiere e portuali italiane, ma alla conferenza stampa del 14 marzo 2025 nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura i suoi protagonisti e i rappresentanti delle istituzioni ne hanno tracciato le fila.
TERRÆ AQUÆ: il confine diventa una soglia
«C’è un mondo di acqua con cui la nostra penisola ha dovuto fare i conti». Così il direttore generale Creatività Contemporanea e commissario per il Padiglione Italia Angelo Piero Cappello ha introdotto il racconto del progetto curato da Guendalina Salimei, che appare «perfettamente iscritto nel tema di quest’anno». Nel quadro di ciò che Carlo Ratti ha proposto per la sua Biennale, intitolata Intelligens. Natural. Artificial. Collective., TERRÆ AQUÆ. L’Italia e l’intelligenza del mare risponde all’invito a esplorare con l’architettura prospettive innovative. «Ripensare il rapporto tra terra e acqua come un sistema integrato», per dirla con le parole della curatrice del Padiglione Italia, cala con decisione il progetto in un’ottica sperimentale.

«TERRÆ AQUÆ ambisce a rappresentare l’intelligenza creativa del Paese», ha spiegato Salimei, sottolineando come il progetto abbia radici lontane: «Ho passato la mia infanzia a Venezia e ricordo molto bene la sirena che annunciava l’acqua. Ho cercato costantemente di capire perché avessi questo amore per il mare e perché mi interessi così tanto il rapporto tra terra e acqua: d’altra parte, come insegna Proust, l’infanzia ci contraddistingue». «La mia ricerca – ha aggiunto – mi ha poi portata a lavorare su città italiane portuali: più che limiti, questi territori rappresentano soglie, costituiscono uno spazio di transizione e uno uno scenario di cambiamento. In questo senso, il confine tra terra e acqua diventa un luogo privilegiato di sperimentazione».
Ripensare le cesure tra urgenze e innovazione
In un allestimento che la Guendalina Salimei ha preannunciato come una Wunderkammer saranno affrontate tematiche che richiedono un’esplorazione urgente, prima tra tutte la tutela ambientale, ma anche, ad esempio, tutto ciò che avviene sotto il mare, dal ritrovamento di reperti fino alle infrastrutturazioni subacquee. La contiguità tra terra e acqua rappresenta, come ha riconosciuto la stessa curatrice, un tema ampio, ragione per cui nel ripensamento delle cesure si è fatto ricorso a un’open call: «La Biennale è un momento di grande innovazione e non ha eguali in tutto il mondo: per affrontare questa sfida in maniera veggente ci siamo avvalsi di questa call, una chiamata alle visioni. Sono arrivati mestieri anche molto diversi per costruire un dialogo articolato e raccontare ricerche nascoste, ci sono state anche candidature di bambini». Accanto al padiglione, ha ricordato Salimei, è previsto anche un public program in modo tale da «farlo vivere per sette mesi con dibattiti».

Buttafuoco: «Il Padiglione come un romanzo sull’antica lingua del mare»
Presente nella conferenza stampa romana anche il presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco, che dopo aver ricordato come Venezia sia «la manifestazione plastica della bellezza, una realtà in cui si celebra il genio e l’ingegno e che rispetto alle altre città costiere non va incontro al destino delle città sommerse», ha sottolineato: «Il progetto curatoriale di Guendalina Salimei è un vero e proprio romanzo che indaga il contesto dell’antica lingua del mare, e di fronte a questa iniziativa Biennale non si è fatta trovare impreparata, perché il primo numero della rinata rivista dell’istituzione propone proprio il tema dell’acqua».
E a concludere con una suggestione è stato il ministro della Cultura Alessandro Giuli: «L’uomo è creatore di religioni e dogmi, ma il progetto come quello che sta per prendere forma rovescia questa impostazione dogmatica, perché lascia emergere la nostra capacità di misurarci con la realtà senza costruire una contro-chiesa dell’ottimismo; e questa capacità è fatta di ricerca e sapienza». E ora la prossima tappa prevista è direttamente il 9 maggio 2025 con l’inaugurazione.
