Museo Burri, un cortometraggio celebra la nascita del maestro

"Il Grande Cretto di Gibellina di Alberto Burri” prodotto dall'omonima Fondazione è curato dal professore Stefano Valeri e ricorda la grande opera d'arte ambientale

L’anteprima dell’evento presso i Musei della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri è il 12 marzo in occasione del 110° anniversario dalla nascita del Maestro. L’iniziativa curata dal professore Stefano Valeri e dalla Fondazione Alberto Burri, prevede la visione della pellicola Il Grande Cretto di Gibellina di Alberto Burri e la visita delle Collezioni presenti nel museo.

Il Gretto di Burri: da luogo di tragedia a spazio di memoria

La storia purtroppo, è tristemente nota. Nel gennaio del 1968 un forte terremoto – noto come “terremoto di Belice” – distrugge la città di Gibellina, causando centinaia di vittime, l’abbandono del luogo e la rifondazione di una nuova città qualche chilometro più avanti. Per non dimenticare le radici storiche perdute, la nuova città sarebbe stata però “nobilitata” da una densa presenza di opere d’arte con numerosi artisti che a titolo gratuito, colsero la “chiamata”. Nel 1970 l’amministrazione guidata dal sindaco Ludovico Corrao scelse di accompagnare l’edificazione della nuova Gibellina con un ambizioso progetto di arredo urbano che l’avrebbe trasformata nel più grande museo a cielo aperto d’Italia.

Artisti e architetti di fama internazionale furono invitati a riformulare l’aspetto della nuova città antisismica, attraverso una serie di interventi per lo spazio pubblico che comprendessero sia il riassetto urbanistico dei luoghi maggiormente rappresentativi della vita collettiva, sia la produzione di oltre cinquanta opere d’arte, sculture e installazioni da collocare in tutto il tessuto urbano. Le opere accolgono il visitatore sin dall’entrata in città, dove è collocata la Stella d’ingresso al Belice realizzata da Pietro Consagra nel 1981, considerata ormai il simbolo del territori. Tra questi, spicca il nome di Alberto Burri realizza una prima fase tra il 1984 e il 1989, che successivamente completa nel 2015: la finitura del Cretto ha prodotto una serie di dibattiti e interrogativi relativi anche alla conservazione e al restauro dell’opera. 

Il gigantesco monumento progettato dall’artista, ripercorre le vie e i vicoli del comune siciliano, sorgendo sullo stesso luogo dove una volta vi erano le macerie: i blocchi sono stati realizzati accumulando e ingabbiando le macerie degli stessi edifici. Dall’alto l’opera appare come una serie di fratture di cemento sul terreno, il cui valore artistico risiede nel congelamento della memoria storica di un paese. Inoltre, Burri non era nuovo a questo soggetto, riprodotto in molti quadri di medie dimensioni, i Cretti.