Paese ostile al contemporaneo, gli artisti chiedono l’abbassamento dell’IVA

Michelangelo Pistoletto, Emilio Isgrò, Enzo Cucchi e Maurizio Cattelan sono alcuni degli artisti scesi in campo contro il governo

Diverse personalità dell’arte italiana affermate a livello internazionale – Maurizio Cattelan, Enzo Cucchi, Giorgio Griffa, Paolo Icaro, Emilio Isgrò, Nunzio, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Marco Tirelli – hanno presentato una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio e ai Ministri della Cultura, dell’Economia e delle Imprese – Giorgia Meloni, Alessandro Giuli, Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso – esprimendo forte preoccupazione sul mancato abbassamento dell’IVA nel mercato dell’arte. Il governo ha ignorato le richieste di abbassamento dell’IVA sulle opere d’arte seguendo l’esempio di Francia (5,5%) e Germania (7%). L’attuale gabella del 22% è destinata ad avere conseguenze catastrofiche sugli operatori con la chiusura del 30% degli spazi privati incidendo in particolare su quelli più giovani e innovativi e ovviamente scoraggiando all’acquisto di nuove opere.

Dopo la protesta dei fischietti ad Arte Fiera, al coro di dissenso dei galleristi si è dunque aggiunto anche quello degli artisti, che parlano del rischio di un vero e proprio «deserto culturale», frutto di un paese che sembra sempre più ostile all’arte contemporanea. Mantenendo l’attuale fiscalità per le opere d’arte gravosa, non competitiva e penalizzante, l’Italia si avvia a perdere una gran parte delle sue imprese creative e a diventare un «deserto culturale».

«Lo sguardo del nostro Paese non può essere rivolto solo al passato; l’arte di oggi sarà quella antica di domani e deve essere sostenuta riconoscendone il valore per la società in termini di benessere, educazione, giustizia sociale, comprensione della nostra storia e capacità di elaborare il proprio futuro. L’Italia deve riconquistare il suo ruolo al centro del dibattito culturale internazionale, un obiettivo oggi impossibile a causa di una decisione che riduce l’intero sistema dell’arte ai limiti della sopravvivenza e influisce gravemente sulla capacità di noi artisti di sostenere la nostra pratica, vivere del nostro lavoro e contribuire alla crescita culturale del nostro Paese» – si legge sulla lettera indirizzata al Governo.