Anatomia di un confine. Mattia Sinigaglia in mostra a Venezia

Umano e animale si incontrano attraverso pittura e scultura, gli spazi della A plus A gallery diventano intersezione di prospettive

In una Venezia anfibia, dove ci si abitua a coesistere con una specifica fauna, spunta di colpo una volpe. Arrivando da Calle dei Orbi, nella vetrina della galleria compare Ti vede, un’opera in cui una volpe volge lo sguardo oltre la tela. L’animale che dunque sono è la prima mostra personale dell’artista Mattia Sinigaglia (Castiglione delle Stiviere, 1989). Il titolo riprende l’omonimo testo filosofico di Jacques Derrida, in cui lo sguardo dell’animale interroga e sovverte il rapporto di potere tra uomo e bestia. Sullo stesso piano concettuale si sviluppa la ricerca di Sinigaglia, che con le sue opere inedite esplora il superamento dell’antropocentrismo, ridefinendo i confini tra soggetto e oggetto dello sguardo. La mostra, ospitata negli spazi della A plus A gallery, sarà visitabile fino al 21 marzo 2025.

La ricerca dell’artista dà origine a due diverse tipologie di lavori: pitture di grandi dimensioni e dipinti scultorei, in cui le tele si stratificano e si espandono attraverso l’uso di materiali diversi. L’interesse per il rapporto tra uomo e animale affonda le sue radici in un’esperienza personale dell’artista. Una notte, mentre era in macchina tra i boschi dell’Appennino tosco-emiliano, una volpe gli ha improvvisamente tagliato la strada. Per un istante, i loro sguardi si sono incrociati, innescando quel gioco di prospettive che attraversa l’intero percorso espositivo.

Nell’opera Ti vede, oltre alla volpe, affiora il profilo di una donna greca, inciso da linee di foglie metalliche. Una presenza simbolica, metafora di un’evoluzione culturale che ha accentuato la separazione tra l’uomo occidentale e il mondo animale. Anche nell’opera pittorica Saliva emerge un volto classicheggiante che si intreccia con la figura di un serpente su un albero, la loro sovrapposizione genera un’immagine che trascende la semplice rappresentazione, evocando un dialogo tra natura e cultura, tra animale e umano. In questa serie di lavori, il simbolismo di Mattia Sinigaglia si fa strumento per restituire la complessità di un rapporto ormai frammentato e contaminato.

Se da un lato le opere affrontano la relazione tra uomo e animale in una dimensione collettiva, dall’altro lasciano emergere anche un livello più intimo e personale, in cui Mattia Sinigaglia rielabora il proprio contatto con l’animale. È il caso del dipinto scultoreo FlyDance che riproduce, attraverso la pittura e l’utilizzo della ceramica, il movimento di una mosca, animale frequentemente presente nello studio in collina dell’artista. La tela si espande, inglobando la cornice nel proprio spazio espressivo. La concordanza tra i medium nasce dall’ispirazione che le venature del legno offrono ai motivi riproposti sulla tela.

Per Mattia Sinigaglia, l’animale è ancora una straordinaria fonte di ispirazione artistica e spirituale, in grado di far recuperare all’uomo la sua essenza originaria. Le sue opere permettono di evadere dalle sovrastrutture sociali e restituire all’uomo la sua animalità.

L’animale che dunque sono
Dal 1 al 21 marzo 2025
A plus A Gallery – Calle Malipiero 3073, Venezia
info: aplusa.it

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