Multiplo Baj: un racconto sulle serie dell’artista a Milano

Le opere del Fondo Baj sono in mostra al Castello Sforzesco di Milano in occasione del centenario della nascita dell’artista

Sarà visitabile fino al 17 marzo 2025 la mostra Multiplo Baj. Opere dalla Raccolta Bertarelli al Museo delle Arti Decorative (sala XXXI) del Castello Sforzesco di Milano che propone una selezione di venti opere appartenenti al Fondo Baj della Raccolta Bertarelli, il cui nucleo originale è stato donato dallo stesso Baj (Milano, 1924 – Vergiate, 2003) negli anni Settanta e ampliato poi nei decenni successivi. Questa piccola ma densa esposizione si colloca nell’ambito delle iniziative artistiche proposte nel 2024 in occasione del centenario della nascita dell’artista meneghino, tra le quali spicca anche l’ampia antologica BAJ. Baj chez Baj, allestita nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale lo scorso ottobre e visitabile fino al prossimo 9 febbraio, con la curatela di Roberta Cerini Baj e Chiara Gatti.

La mostra sforzesca si concentra in particolare, come suggerisce il titolo, sui multipli, ovvero esemplari pensati appositamente per essere prodotti in serie, in numero limitato e firmati dall’artista, analogamente a quanto accade per gli oggetti di design: si tratta di oggetti datati tra il 1965 e il 1986 circa che si richiamano ai soggetti più noti della produzione artistica di Baj (tra questi i Generali, le Dame e Ubu Roi) e rispecchiano il suo interesse per i materiali non artistici.

Cifra stilistica di Baj è infatti proprio l’impiego di materiali disparati tratti dal quotidiano: stoffe, passamanerie, tubi idraulici, schegge di specchi, interruttori elettrici, pezzi di Meccano affollano i collage, gli assemblage e le tele dell’artista in un tripudio del kitsch che non perde però mai di vista i temi politici e la critica alla società (basti pensare all’imponente installazione del 1972 intitolata I funerali dell’anarchico Pinelli che costituisce, accanto a una parata di Generali, Dame e Ultracorpi, il fulcro dell’antologica di Palazzo Reale).

Artista centrale per l’arte del Novecento e apprezzato a livello internazionale per i suoi contributi legati all’Arte Nucleare, alla Patafisica e al Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista, Baj non perde mai occasione per riflettere sulle brutture della società a lui contemporanea, divisa tra tensioni politiche, progresso tecnologico, smania di profitto economico e fervore artistico.

L’arroganza del potere e la critica verso gli aspetti più nocivi dell’autorità sono rappresentati dalle figure – ricorrenti nella produzione di Baj – dei Generali di cui troviamo presso la mostra sforzesca una ironica versione. Si tratta di Punching General (1970), una sorta di punching ball in gomma e plastica a forma di Generale pomposamente decorato con medaglie e montato su una molla, che Baj auspica venga adottato dalle forze dell’ordine per dare ai contestatori sessantottini la soddisfazione di malmenare l’autorità costituita. Come avviene per molte opere di Baj, anche questo Generale dall’aspetto solo apparentemente giocoso cela in realtà il profondo interesse per l’artista nei confronti delle dinamiche politiche che attraversano la realtà («ho cercato di dire qualcosa, che il mio lavoro avesse un significato, che significasse soprattutto la libertà di spirito, di critica, di demistificazione» dichiara lui stesso a proposito del suo lavoro).

Il gusto di Baj per la cultura popolare e per l’oggetto quotidiano prosaico e di poco conto sono evidenti anche negli altri multipli presenti in mostra: è il caso di Re Ubu (altra figura ricorrente, ispirata alla omonima pièce teatrale del 1888 di Alfred Jarry), una scultura del 1984 realizzata con il Meccano, oppure di Lego System & Co (1973), una sorta di collage realizzato con i noti mattoncini danesi.

Accanto ai posaceneri e alle stoviglie dalle sembianze dei grotteschi Generali troviamo anche una selezione di libri d’artista (il Fondo Baj ne include circa una cinquantina) che rappresentano un altro elemento fondamentale della produzione artistica di Baj, grazie anche alle sinergie da lui stabilite con poeti e letterati: è il caso del libro-oggetto L’uovo di Saffo (1999) il quale custodisce in un uovo di struzzo creato da Baj alcuni componimenti di Alda Merini che reinterpretano i versi della poetessa di Lesbo. Più vicino alla comune concezione di libro è invece Baj: the biggest art book in the world (1968), ovvero un grande volume che racchiude al suo interno una sorta di puzzle costituito da dodici cubi da riordinare per comporre la figura di un Generale e che – come recita il frontespizio – propone al “lettore” il “vero cubismo di oggi” (“Today’s real Cubism”), invitandolo ironicamente a farlo “Baj yourself”.

Quella dedicata dal Castello Sforzesco all’artista milanese è dunque una mostra contenuta nello spazio e nel numero di esemplari esposti – se confrontata con quella decisamente più ampia di Palazzo Reale – ma non per questo meno significativa per comprendere pienamente la poetica artistica di Enrico Baj che ha scelto di raccontare la realtà, con i suoi aspetti più inquietanti e le sue contraddizioni, portando nelle sue opere pezzi della realtà stessa.

Multiplo Baj. Opere dalla Raccolta Bertarelli
Fino al 17 marzo 2025
Museo delle Arti Decorative del Castello Sforzesco (sala XXXI) – Piazza Castello, Milano
info: comune.milano.it

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