La tenace delicatezza di Pellizza Pittore da Volpedo. Al cinema, con la Grande Arte

Il 4 e 5 febbraio 2025 in oltre seicento sale italiane il docu-film di Francesco Fei racconta la vita tormentata di Pellizza da Volpedo

Siamo esseri umani fatti di carne, ossa, pensieri e sentimenti. La nostra natura fisica è dettata da confini che racchiudono ogni più minuscola parte di noi all’interno di un imperfetto ma funzionale involucro. Succede, a volte, ad alcuni, che l’anima non sia più in grado di reggerne il peso, sconfinando sensibilità e profondità incontenibili in abissi perduti.

Oggi il mondo lo conosce per il celebre dipinto Il Quarto Stato, un grande e composto manifesto di protesta sociale, esposto alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, così come lo conosce per quel “da Volpedo” che lo affermò noto fra i pittori, come fu per Leonardo “da Vinci” o Gentile “da Fabriano”.
Giuseppe Pellizza veniva da Volpedo, un paesino rurale in Piemonte che scelse come sua dimora per tutta la vita, le cui campagne circostanti fecero da sfondo a quasi tutti i suoi quadri più famosi. Un uomo sensibile e delicato, in grado di vedere la bellezza nelle più piccole cose, fra i dettagli e le sfumature di un’idea, di una scena o di una foto.

Abbracciò il Divisionismo, diventando fra i suoi più grandi esponenti italiani. Amava la luce in un modo quasi scientifico. La sezionava, la indagava chirurgicamente, la cercava aspettandola fra le cose e fra i viali alberati, per fermarla sulla tela attraverso l’accostamento di colori puri e pastosi disposti l’uno accanto all’altro in sottilissimi fili.

Ancora troppo poco i critici e gli attori dell’Arte gli hanno reso omaggio, non si conosce pienamente la sua storia, il suo mondo interiore, l’amore incondizionato per sua moglie e per la sua famiglia, i suoi conflitti come il desiderio di riconoscenza e di fama in contrasto con la sua decisione di non frequentare salotti e ambienti in cui avrebbe potuto essere notato da più critici e collezionisti. La pittura di Pellizza da Volpedo è un invito alla ricerca di risposte attraverso la semplicità e la sobrietà, la non artificiosità.

Pellizza amava la verità delle cose e vi si accostava con accurata indagine, non avrebbe saputo sopravvivere a un mondo orientato ai trend, ai soldi, ai pettegolezzi, ai giudizi non richiesti, ma soprattutto non avrebbe potuto vivere senza luce. Per questo, quando morì sua moglie nel 1907, dopo delusioni professionali e sociali, dopo difficoltà private e periodi scuri, non resse e si tolse la vita.

Pellizza Pittore da Volpedo è una poesia delicata che racconta le sfumature interiori del Pittore attraverso una lente intima e una misura umana, in cui tutti riusciamo a riconoscerci emozionandoci. La sua storia è la nostra, le sue riflessioni verso il Sociale sono contemporanee e innovative per la sua epoca. Quando prese posizione sociale e dipinse Il Quarto Stato, il mondo esterno che era in fermento fra tumulti e rivolte non lo capì. Ci si aspettava qualcosa di più incisivo, di più forte. Come se raffigurare l’uso della forza significasse l’unica soluzione possibile. Come se la delicatezza assertiva di un silenzioso e dignitoso incedere, mettendo perfino una donna in prima fila, al pari di uomini, non fosse abbastanza e venne schiacciata dal reale peso delle tumultuose attualità, cadendo in un lungo letargo per anni, all’interno di depositi.

Grazie alla collaborazione con Aurora Scotti e con l’Associazione Pellizza da Volpedo, storia, emozione ed estetica si fondono nella pellicola diretta da Francesco Fei, documentando e raccontando Pellizza attraverso il suo Studio e i suoi carteggi, con un occhio protagonista sui temi legati alla natura. Magistrale lo spessore di Fabrizio Bentivoglio che guida lo spettatore attraverso una sorta di coscienza narrante, prestandosi come specchio di un tempo passato che si rivela a noi. Pellizza è un nostro contemporaneo, per modernità di pensiero oltre che per la sperimentazione sulla resa del colore e della luce.

Il raffinato uso di inquadrature ispirate ai colori delle sue opere è un omaggio al suo legame con la fotografia e con l’uso della luce. Al divisionismo arriva per gradi, spinto da un desiderio interiore, oltre che artistico. La perfezione dei ritratti giovanili e dei particolari che hanno caratterizzato la sua prima produzione si intreccia con punti e colori che sfocano l’immagine, fino a quasi a nasconderne i contorni. Solo allontanando il proprio punto di osservazione, il disegno che Pelizza mette sulla tela diventa perfettamente visibile. Accostandosi alla natura studia la luce e assimila il valore dello scorrere del tempo, esplorando nell’ultima fase della sua attività un approccio simbolista.

Dove scoprirlo e riscoprirlo: alla GAM di Milano con Quarto Stato, a Palazzo Citterio – La Grande Brera, all’Atelier di Pellizza a Volpedo, alla GAM di Torino con Lo specchio della vita, all’Accademia Carrara di Bergamo con Ricordo di un dolore e presso i nuovi allestimenti della Pinacoteca di Tortona Il Divisionismo con il Cammino dei lavoratori.

In più, fino al 6 aprile 2025, presentando il biglietto del cinema al Castello di Novara, si accede ad ingresso ridotto alla mostra PAESAGGI. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo, organizzata da METS Percorsi d’arte e a cura di Elisabetta Chiodini, in cui sono esposte opere di Pellizza provenienti da collezioni private tra cui il celeberrimo capolavoro Sul fienile. Parimenti, presentando il biglietto della mostra nei cinema aderenti alla promozione, sarà possibile acquistare un biglietto ridotto per uno dei titoli della Stagione della Grande Arte al Cinema.

Il film Pellizza Pittore da Volpedo sarà nelle sale italiane il 4 e 5 febbraio 2025.

info: nexostudios.it

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