Quando la solitudine di un ponte raggiunge due rive diventa un mezzo di fuga da essa stessa. Lonely Are All Bridges, a cura di Maurizio Cattelan e Marta Papini, racconta di un incontro mai avvenuto, ipotetico e quanto mai reale, fra l’arte della viennese Birgit Jürgenssen (1949-2003) e della milanese Cinzia Ruggeri (1942-2019).
Intersecando realtà e visioni surreali, l’esposizione celebra due artiste poliedriche attraverso un dialogo visivo non filologico ricco di rimandi, richiami e connessioni fra le rispettive opere, in cui il ruolo della donna nella società e fra gli ambienti domestici è declinato e reso libero attraverso l’oggetto. Ornamenti e accessori quotidiani come scarpe e vestiti, ma anche poltrone, divani e specchi prendono vita propria e conquistano lo spazio, diventando essi stessi estensione del corpo.

Il concetto di identità è al centro di ogni lavoro esposto: ci si riflette in Shatzi, uno specchio ovale dalla cui cornice in velluto scuro emergono braccia e mani, pronte a catturarci o a invitarci dentro a una dimensione che rispecchia così come intrappola la nostra immagine nell’abisso delle proprie percezioni estetiche; ci si accomoda in Colombra, una Chaise Longue in velluto a forma di ombra umana che si riposa e aspetta un corpo invece di inseguirlo senza possibilità di fuga; si evade rompendo gli schemi, indossando le iconiche Scarpe scale di Cinzia Ruggeri, pronte a esplorare un altrove, collocate in verticale sui muri di Fondazione ICA Milano.
Apparenza ed essenza si fondono continuamente scardinando le convenzioni sociali attraverso un’ironica puntualità. Un tacco a stiletto che regge il palmo di una mano-piede, una lingua umana al posto della linguetta della scarpa, i capelli che diventano il corpo sinuoso di un serpente. Ogni cosa può essere ciò che la fantasia desidera, liberata dalla sua originale iconografia. Eppure, non si perde né si disperde la carica sensuale e sessuale che determina l’estetica di Jürgenssen e di Ruggeri. Il feticcio, né uomo né donna o entrambe le cose, è ciò che rimane e resiste al tempo, alla vanità che fugge via.

Nate alla fine degli anni Quaranta e formatesi negli anni Sessanta, Birgit Jürgenssen e Cinzia Ruggeri sono accomunate dalla stessa urgenza di lotta contro gli stereotipi di genere etichettati come “tipicamente femminile” e “tipicamente maschile”. La loro estetica si esprime attraverso disegni, opere pittoriche e sculture che si complementano lungo il percorso espositivo. I disegni misurati e composti nel surrealismo di Jürgenssen sono contrapposti alle “chiassose” opere pop di Ruggeri, entrambi giocano con l’ossimoro, stravolgendo significati e significanti al fine di raggiungere una metamorfosi.
Il percorso espositivo si apre con Untitled, un autoritratto disegnato da Birgit Jürgenssen e trasformato in gigantografia, in cui l’artista si ritrae con un copricapo di pelliccia bianca che si rivela essere il corpo di un topolino e a cui risponde Chef+Remy di Cinzia Ruggeri, in cui un paio di guanti bianchi e un cappello da chef solleticano la testa dei visitatori.

Si alternano fra le sale temi come l’ombra, la scala, la libertà, lo sdoppiamento. Ogni sala è un susseguirsi di ironie sul filo di lana con la tragedia, un botta e risposta costante in cui il fruitore diventa terzo interlocutore e al contempo spettatore silenzioso. Gli ampi e decostruiti spazi di Fondazione ICA Milano offrono uno scenario ideale per la mostra Lonely Are All Bridges, come se l’affascinante incompiutezza del luogo cogliesse e accogliesse appieno la trasversalità in costante divenire dei temi affrontati dalle due artiste, libere da definizioni e da confini netti, nel rifiuto dichiaratorio di accettare qualsiasi categorizzazione. Birgit Jürgenssen e Cinzia Ruggeri difendevano il loro essere libere. Lonely Are All Bridges le celebra esattamente così.
Una pillola di curiosità: il titolo della mostra è preso in prestito da un verso della poesia Die Brücken, della poetessa austriaca Ingeborg Bachmann.

© Estate Birgit Jürgenssen / Bildrecht Vienna, 2025, courtesy Galerie Hubert Winter
Birgit Jürgenssen e Cinzia Ruggeri, Lonely Are All Bridges
a cura di Maurizio Cattelan e Marta Papini
fino al 15 marzo
Fondazione ICA – Milano