La fotografa originaria di Baltimora Susan Meiselas riceverà il prossimo 16 aprile a Londra l’Outstanding Contribution to Photography dei Sony World Photography Awards 2025. «Sono onorata di ricevere questo premio per il mio contributo al mondo in continua espansione della fotografia. Negli ultimi cinquant’anni, ho avuto il privilegio di assistere alla creazione della storia, condividendo le vite spesso invisibili di coloro che sono impegnati nella sua realizzazione» ha dichiarato la pioniera del fotogiornalismo moderno, tra le prime donne ammesse alla celebre agenzia Magnum Photos nel lontano 1976.
Successivamente, dopo la premiazione, si terrà la tradizionale mostra dei Sony World Photography Awards presso la Somerset House della capitale inglese, sino al 5 maggio 2025, che ospiterà alcuni progetti iconici della fotografa americana assieme agli altri vincitori assoluti del premio. Ad essere esposti in particolare, gli estratti di cinque suoi iconici progetti, tra cui alcuni mai presentati nel Regno Unito.
Oltre ai suoi primi lavori, 44 Irving Street, Prince Street Girls e Carnival Strippers, saranno infatti in mostra Pandora’s Box e A Room of their Own incentrati rispettivamente su un club sadomaso di New York e un rifugio per donne nell’area industriale di Black Country nel Regno Unito.
La poetica fotografica di Susan Meiselas
Da sempre impegnata in una fotografia documentaria particolarmente attenta agli esseri umani e ai loro diritti, Susan Meiselas rientra tra i fotografi che hanno avuto e continuano ad avere un ruolo fondamentale nell’evoluzione della comunicazione fotografica.
Con il suo obiettivo ha indagato paesi come il Nicaragua, dove ha documentato la rivoluzione sandinista, e l’America Latina, in una fotografia che prima ancora di essere espressione estetica e visiva, è un importante mezzo di denuncia sociale, oltre che strumento di impegno civile per la difesa dei fondamentali diritti umani, e in particolare delle donne. Tra i suoi progetti più recenti A Room of Their Own, incentrato sulla vita di alcune donne residenti in un campo per rifugiati in Inghilterra, in cui la fotografa ha organizzato dei workshop con le donne stesse per integrare testimonianze e lavori creati durante le attività alle foto.