Allo Stedelijk Museum di Amsterdam l’artista svizzera Miriam Cahn rappresenta la violenza sul corpo femminile in maniera cruda e potente nella mostra Reading Dust, aperta al pubblico fino al 26 gennaio 2025. Cahn dipinge scene di abuso e intimità confrontando i visitatori con corpi deformati ma brutalmente reali, criticandone l’oggettivazione da parte della società. Le opere di Cahn rappresentano con tratti semplici e decisi figure femminili nude e violate, carni che disprezzano gli irrealistici standard a cui la donna è sottoposta secondo i canoni di bellezza contemporanei. Il male gaze, la prospettiva maschile che domina la rappresentazione mediale, è qui denunciato per dare spazio a una provocazione diretta e spiazzante.
Di recente con il film The Substance anche la regista Coralie Fargeat ha realizzato una rappresentazione esplicita e drammatica del controllo prepotente che gli ideali di bellezza femminili hanno sul corpo delle donne. Qui la pressione sociale distrugge fisicamente la protagonista Elisabeth Sparkle (Demi Moore) che si affida a un siero speciale per risollevare la sua carriera televisiva e creare una versione migliore di sé. Il suo aspetto viene però deformato fino alla sua distruzione: il body horror completa molte delle scene in cui il corpo femminile è rappresentato, confrontandole con quelle in cui esso è invece giovane e atletico per generare un rifiuto nel pubblico stesso. The Substance diventa così una geniale critica alle aspettative affannose di perfezione, alla sua fondamentale importanza in un mondo che ripugna invece l’invecchiamento, la bruttezza, il difetto. La violenza causata dalla scelta di Elisabeth su di sé la svuota completamente di ogni parvenza di bellezza, portando all’estremo una ricerca a cui, come tristemente si scoprirà, non c’è mai fine.
Cahn, guidata dalla teoria femminista, denuncia il controllo che la società esercita sul corpo delle donne attraverso immagini cruente della sopraffazione fisica e psicologica di cui sono vittime e allo stesso tempo ne inquadra la ribellione con un’intimità brutale. The Substance invece utilizza il genere horror per raccontare di un corpo sfruttato, vittima delle aspettative. Il film mostra come l’odio di Elisabeth Sparkle per il proprio fisico, che sta invecchiando e non rende più come un tempo, la porti a maltrattarlo fino a renderlo irriconoscibile e mette lo spettatore davanti a una colpa umana, materializzandone le debolezze nella carne di Elisabeth che man mano si deteriora.
L’orrore e la crudezza delle immagini diventano, anche se in modi diversi, in Reading Dust and in The Substance una critica a una mercificazione del corpo ormai normalizzata, ponendosi come un’accusa feroce. Entrambi i prodotti confrontano il male gaze, Cahn dipingendo donne non belle ma anzi imperfette, ritratte nei loro momenti di maggiore fragilità. Le sue opere catturano lo sguardo e allo stesso tempo lo respingono. The Substance invece estremizza il culto della bellezza rendendolo il fulcro del film e poi deridendone il ripugnante risultato. La figura femminile diventa qui un patetico scarto di ciò che era.
Se nell’orrore e nella brutalità le donne di Miriam Cahn riescono quindi anche a denunciare una realtà e a riaffermare la propria volontà, nel film di Fargeat, Elisabeth nella bruttezza rivela un dolore universale. È infatti nella rinuncia alla lotta e nella sottomissione alla ricerca di una perfezione inesistente che il corpo femminile è vittima della peggiore violenza.
Reading Dust – Miriam Cahn
fino al 26 gennaio 2025
Stedelijk Museum, Amsterdam
info: www.stedelijk.nl