Mulino Caputo, a Napoli la storia di un’azienda che guarda al futuro

Tra le attività di Mulino Caputo, anche un concorso sul tema "Arte e Cibo". Ne abbiamo parlato con Antimo Caputo

Mulino Caputo è il mulino di Napoli: un’azienda familiare profondamente radicata nel territorio che, da ormai cento anni, porta avanti valori che si rispecchiano fortemente nel proprio operato. Forte delle sue radici nel capoluogo partenopeo, l’azienda si è consolidata nel tempo a livello internazionale diventando un punto di riferimento nel settore della ristorazione e del retail italiano. Essere nati e cresciuti a Napoli costituisce un valore aggiunto: avere un mulino in questa città è diverso da averlo in qualsiasi altra parte del mondo.

Napoli, sin dall’Antica Grecia, è stata un importante porto commerciale e vanta una tradizione culinaria secolare, che ha permesso alle aziende locali di sviluppare una profonda conoscenza delle materie prime e delle tecniche di lavorazione. Mulino Caputo adotta una tecnica di macinazione lenta, che preserva la naturalezza e la qualità degli ingredienti. In occasione del suo centenario, l’azienda ha istituito il Premio Caputo, in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti, Fondazione Banco di Napoli, Accademia di Belle Arti di Napoli e Valore Italia. Lanciato nell’aprile scorso, il Premio è rivolto agli studenti ed ai neodiplomati dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, chiamati a confrontarsi sul tema “Arte e Cibo” attraverso diverse discipline artistiche. Di tutto questo abbiamo parlato con Antimo Caputo, amministratore delegato dell’azienda partenopea.

Quale visione del futuro guida le sue scelte quotidiane?
La mia visione del futuro è strettamente legata alla componente umana. In azienda abbiamo un approccio umanocentrico che valorizza il rispetto collettivo per i valori di ciascuno. Il rigore nel lavoro, l’attenzione quasi maniacale ai dettagli – che fanno la differenza – e il mantenimento dell’unicità, sono le fondamenta sia del mio lavoro che della mia vita personale. Tali principi hanno permesso all’azienda di prosperare per ben cento anni. Il rispetto dei valori evidenzia l’unicità delle imprese e riflette l’umanità di chi le compone. Ciò che mi guida nel quotidiano ha uno stretto legame con i valori tramandati da mio padre e da mio nonno, preservarli è la priorità per Mulino Caputo. Il nostro successo si manifesta, in particolare, nella piena condivisione  della nostra legacy da parte di tutti i nostri collaboratori, sia vicini che lontani.

Che cos’è per lei la complessità?
Per me, la complessità consiste nel gestire diverse realtà contemporaneamente. Per un imprenditore del nostro tempo è una sfida quotidiana. Ad oggi, ci troviamo ad affrontare complessità differenti: persone, paesi e valori diversi, che noi imprenditori interpretiamo e armonizziamo ogni giorno. La complessità è parte della nostra quotidianità e rappresenta una ricchezza poiché ci permette di trarre il meglio dalla diversità, pur restando fedeli a ciò che ci rappresenta.

Come affronta l’incertezza?
L’incertezza è parte integrante del lavoro imprenditoriale, un mix di ebrezza ed emozione. La scoperta stimola costantemente chi fa questo mestiere: ogni giorno è diverso, può essere più o meno entusiasmante di quello precedente, ma è pur sempre un nuovo capitolo.

L’arte e la cultura possono rappresentare uno strumento per portare innovazione e posizionamento all’interno dell’azienda?
Assolutamente sì. Il nostro Premio si allinea perfettamente con questa filosofia. Credo che dialogare con l’arte dei giovani, come nel caso del Premio Caputo, rappresenti una grande opportunità per l’azienda. Attraverso l’arte, le parole e lo sguardo dei giovani, acquisire nuovi linguaggi ci aiuta a comprendere al meglio la complessità del mondo odierno e ci offre un feedback su come affrontarne le dinamiche.  Inoltre l’arte è l’espressione più pura dei nostri sentimenti; poter leggere la storia della nostra azienda attraverso la visione artistica dei giovani non è stata solo una grande opportunità, ma anche una profonda emozione.

Quali sono le sfide principali con cui il suo gruppo si sta confrontando in questo periodo?
Una delle sfide più complesse è rappresentata, ad oggi, dai contrasti che viviamo nel nostro mondo. È difficile armonizzare culture e paesi diversi. È fondamentale saper interagire con la diversità, ma senza mai perdere il senso di appartenenza alla propria comunità. Un esempio pratico? Quando il sistema dei trasporti si blocca e ci troviamo ad affrontare una sfida complessa, avere un partner in Nuova Zelanda che comprende la situazione e le difficoltà del momento, fa una grande differenza.

Quale consiglio darebbe a un giovane che vuole intraprendere la sua strada?
Il mio consiglio è di andare sempre fino in fondo, senza avere mai ripensamenti o esitazioni. Bisogna essere tenaci e determinati. Consolidare la propria identità è la chiave del successo.

Quali sono i progetti artistici futuri?
Sicuramente ci sarà una seconda edizione del Premio Caputo. Questo premio è nato per celebrare il centenario dell’azienda, ma anche per restituire qualcosa alla città di Napoli, offrendo ai giovani nuove opportunità per realizzare i propri sogni. A Napoli, come in tutta Italia, i giovani sono circondati da un patrimonio d’arte straordinario e, spesso, ne sono sopraffatti. È giusto dare loro la possibilità di esprimersi con le proprie modalità, elaborando in modo del tutto personale questa ricchezza culturale. Dopo il successo riscosso dalla prima edizione del Premio, posso affermare con certezza che non sarà l’ultima. L’entusiasmo generato ci porterà sicuramente a sviluppare nuovi progetti. Grazie al Premio abbiamo scoperto e creato una nuova comunità che intendiamo sostenere e preservare nel tempo.